Bosnia: la triste storia di una vedova jihadista bloccata in Siria

Bosnia: la triste storia di una vedova jihadista bloccata in Siria
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Di Hans von der Brelie
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Sono tante le vedove dei jihadisti uccisi in Siria: in Bosnia, Euronews ha incontrato Alema Dolamic, sorella di una donna bloccata insieme ai suoi figli

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Siamo a Lepenica, paese nel nord della Bosnia, dove abbiamo appuntamento con Alema Dolamic.

Sua sorella, sposata con un combattente jihadista, ora deceduto, è bloccata in Siria insieme ai suoi tre figli.

La vedova, il cui nome non verrà divulgato per motivi di sicurezza, si trova con un'altra cinquantina di vedove di jihadisti, con circa 120 bambini, in una località segreta.

Le donne vengono da Russia, Germania, Austria, Paesi Bassi, Bosnia, Serbia.

 L'incubo è iniziato nel 2014, quando Alema ha ricevuto un messaggio dalla Siria:

Alema Dolamic dice: "In un primo momento ero completamente scioccata e sorpresa, quasi non riuscivo a crederci: prima di allora, mia sorella non aveva mai menzionato la Siria, nè l'intenzione di andare in posti del genere, nel bel mezzo della guerra, ha anche portato con sé il figlio di otto anni, penso sia stata fortemente influenzata da suo marito.

I suoi genitori hanno lavorato in Austria e lui è nato lì, era residente austriaco, mia sorella l'ha incontrato su Facebook, si sono sposati a gennaio 2014 e già ad ottobre sono partiti per la Siria".

In Siria, la sorella di Alema ha dato alla luce altri due bambini, che ora hanno due e tre anni.

Vi sono negoziazioni in corso tra la Croce Rossa Internazionale e i Governi degli Stati coinvolti.

Alema ha mantenuto i contatti con la sorella attraverso i social e ci mostra le foto che ha ricevuto dalla Siria.

Alema Dolamic dice: "Suo marito è morto nel febbraio 2017 in Siria è una regola dello Stato Islamico che ogni donna che ha perso il marito combattente viene messa in una casa, chiamata moudafa.

Sono messe lì e poi obbligate a sposare un altro uomo: qualcuno va, le sceglie e loro non hanno il diritto di rifiutare: fortunatamente questo non è successo a mia sorella, che ha trovato una via d'uscita,

Lo scorso settembre, ho ricevuto un messaggio urgente da lei, che aveva conosciuto un uomo pronto ad aiutarla a fuggire in cambio di soldi, mi chiese di aiutarla e così ho fatto.

Nei suoi messaggi, mi dice di sentirsi in colpa per la decisione di andare in Siria, si è pentita per quello che è successo, e che sarebbe tornata volentieri a casa per condurre una vita normale".

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