Intervenendo in parlamento il capo dello Stato ha ribadito: l'offensiva contro i curdi in Siria non si ferma
La pesante offensiva turca sui curdo-siriani di Afrin allarga la distanza tra Ankara e Washington. Dopo le critiche alla campagna militare turca, che finora ha causato diverse centinaia di morti anche tra i civili, il presidente Erdogan alza il tono, e dal parlamento si rivolge direttamente agli Usa.
Dopo aver messo sullo stesso piano tutte le entità politiche curde, bollandole di terrorismo, Erdogan conferma che le sue truppe arriveranno nella città di Manbji, attualmente sotto il controllo dei curdo-siriani, dove si trova una delle più importanti basi militari statunitensi."Entreremo nella città per restituirla a chi appartiene legittimamente, questa eè la differenza tra noi", ha detto.
Poi, rivolto agli Stati Uniti, l'affondo.
"Voi avete obiettivi non dichiarati, nei confronti della Turchia. Avete obiettivi non dichiarati nei confronti dell'Iran e perfino dalla Russia. In ogni caso noi resteremo saldi e forti sulle posizioni che abbiamo".
Continuano intanto le denunce dei curdi, che parlano di attacchi indiscriminati ai civili e di una vera e propria pulizia etnica condotta dai turchi nella regione.