Voto in Catalogna: una campagna anomala

In vista delle elezioni del 21 dicembre, i partiti catalani e i dirigenti destituiti da Madrid affrontano l'ultimo miglio della campagna elettorale. Una campagna anomala, che molti protagonisti conducono da una cella o da Bruxelles , come l'ex presidente Carles Puigdemont, riparato in Belgio per sfuggire alla giustizia spagnola:
Se vogliamo uno stato indipendente, votiamo con una mentalità da stato indipendente, ma prima di tutto sconfiggiamo il pessimismo
presidente del governo catalano destituito
*Se vogliamo uno stato indipendente, votiamo come farebbe uno stato indipendente, con una mentalità da stato indipendente,ma prima di tutto sconfiggiamo il pessimismo, sconfiggiamo l'oscurantismo dell'articolo 155 e scacciamo la paura dalle nostre strade. *
Il voto forse non risolverà nulla
Il Parlamento catalano ha votato la dichiarazione unilaterale d'indipendenza il 27 ottobre. Il governo di Madrid ha risposto destituendo il governo regionale e indicendo nuove elezioni, con la speranza di tagliare l'erba sotto ai piedi del movimento. Per gli indiopendentisti questo voto è un po' la riedizione del referendum del primo ottobre, non riconosciuto e ostacolato dalle autorità centrali. Se dovessero vincere il premier spagnolo Mariano Rajoy sarebbe costretto a negoziare.
In teoria lo scrutinio è dunque cruciale per il futuro politico della Spagna, nella realtà potrebbe non risovere nulla. Secondo gli utlimi sondaggi prevoto, si profila un parlamento regionale spaccato in due, fra indipendentisti e unionisti, e senza maggioranza per prevalere l'uno sull'altro (i seggi sono 135, dal 2015 a maggioranza indipendentista; oggi le rispettive coalizioni sarebbero a 62 seggi contro 63) .
E c'è un altro problema, spiega Montse Alons una militante:
Quello che mi preoccupa è che, anche se i partiti indipendentisti dovessere ottenere la maggioranza assoluta - fra sinistra repubblicana, CUP e Uniti per la Catalogna - lo stato spagnolo potrà sempre continuare ad applicare l'articolo 155 e dunque la situazione non evolverà.
Oggi la questione catalana è in seconda posizione sulla lista delle principali preoccupazioni dei cittadini spagnoli, dopo il terrorismo.