Papua Nuova Guinea: al via lo sgombero dei migranti dal centro di Manus

Papua Nuova Guinea: al via lo sgombero dei migranti dal centro di Manus
Di Simona Volta

La struttura, che dal 2012 era gestita dall'Australia, era stata dichiarata illegale dal Tribunale supremo della Papua Nuova Guinea

La polizia della Papua Nuova Guinea è intervenuta con la forza nell’ex centro di detenzione per richiedenti asilo gestito dell’Australia e chiuso il 31 ottobre. Dalla struttura sull’isola di Manus, sono state sgomberate una quarantina di persone sulle oltre 400 che da più di 20 giorni occupano illegalmente il centro. Gli altri restano nella struttura. Dal 2012 l’Australia fa sbarcare in Papua Nuova Guinea i migranti soccorsi in mare con lo scopo di dissuaderli dal cercare di raggiungere il continente.

Camberra, più volte richiamata dalle Nazioni Unite, però respinge ogni accusa: “Pensano – ha detto in conferenza stampa il premier Malcom Turnbull – che in qualche modo possano mettere sotto pressione il governo australiano, per lasciarli arrivare in Australia. Ma noi non ci faremo mettere sotto pressione. Su questo voglio essere molto chiaro. La sicurezza e l’integrità dei nostri confini viene garantita dal mio governo. Non esternalizzeremo la nostra politica migratoria ai trafficanti di esseri umani”.

La polizia ha arrestato e poi rilasciato almeno tre persone, tra cui il giornalista curdo, proveniente dall’Iran, Behrouz Boochani che tramite il suo account twitter e la sua pagina facebook forniva constantemente informazioni in merito alle condizioni di vita nella struttura, priva di acqua corrente ed elettricità.


Nell’aprile 2016 il centro era stato dichiarato illegale dal Tribunale supremo della Papua Nuova Guinea. I rifugiati però si sono sempre opposti a un trasferimento in altri centri di accoglienza messi a disposizione dalle autorità della cittadina di Lorengau, la più grande sull’isola di Manus. Il loro timore è di andare incontro ad aggressioni da parte della popolazione locale come già accaduto in passato.Le persone che si trovano tuttora nel centro di detenzione provengono per la stragrande maggioranza dal Medio Oriente e dai Paesi del sud-est asiatico.

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