Clima: Cop23, si chiude con un accordo debole

Si è conclusa tra tensioni e delusione la conferenza sul clima di Bonn, Cop23. Di fatto quali siano le misure da adottare concretamente per rispettare gli accordi di Parigi, è ancora da stabilire.
Tutto rinviato alla Cop24 di Katowice, Polonia, a dicembre del 2018.
Che gli Stati Uniti fossero assenti, secondo alcuni partecipanti, ha raffreddato gli animi. Per altri non tutto è perduto perché comunque i Paesi industrializzati, si sono impegnati ad agire prima del 2020 e si sono impegnati a dire come e quanto denaro investiranno per supportare i Paesi poveri di fronte all’impatto del cambiamento climatico. Per i delusi però i diremo e i faremo sono troppi. Di fatto nella tarda serata di venerdì le plenarie sono state interrotte e ben poco è stato messo nero su bianco.
Yannick Jadot, eurodeputato verde (Les Verts) dice: “È ovviamente una delusione: due anni fa c’era l’entusiasmo dell’accordo di Parigi, l’intera comunità internazionale si poneva l’unico obiettivo credibile per noi, per i nostri figli, e cioè limitare il riscaldamento del globo a meno di 2 gradi, 1,5. Qui invece i governi concordano su nuovi processi di discussione ma non si sono impegnati più a ridurre le emissioni di gas serra”.
Secondo l’ONU gli impegni attuali degli Stati coprono appena un terzo della riduzione necessaria di gas serra e nel 2017 le emissioni di CO2 hanno ripreso ad aumentare dopo tre anni di relativa stabilità.
Grégoire Lory, Euronews: “I partecipanti alla conferenza sul clima ora hanno un anno per chiarire quali sono i loro impegni. Il prossimo anno in Polonia dovranno mettersi d’accordo sul metodo di valutazione degli sforzi fatti dalla comunità internazionale per raggiungere gli obiettivi stabiliti nell’accordo di Parigi”.