Liberate dalla prigionia dei fondamentalisti, le giovani a settembre tornano a scuola
Dimenticare l’inferno. Ritornando a scuola.
Più di cento ragazze liberate dalla prigionia di Boko Haram reintegreranno la propria comunità e a settembre riprenderanno la scuola. Contro i pregiudizi e le ferite fisiche e dell’anima, si è messa in moto la macchina statale che da maggio assicura a queste giovani cure mediche e un’assistenza psicologica.
Nel corso della prigionia hanno avuto esperienze traumatiche, alcune sono state obbligate a sposarsi, altre hanno subito ferite che vengono ancira curate.
Aisha Jummai Alhassan, ministra delle questioni femminili:
“Le ragazze hanno ricevuto un sostegno psicologico nel tentattivo di imuovere spiacevoli ricordi. Possiamo parlare di fase di stabilizzazione e molti dei disordini dovuti allo stress subito sono stati superati, insonnia, incubi, ritoni inconsapeboli al passato sono oggi sotto controllo”.
Aisha Jummai Alhassan, ministra per le questioni femminili:
Le ragazze reintegrerano la scuola a settembre, 24 di loro l’università americana di Nigeria di cui sono diventate il pilastro portante. Questo malgrado i pregiudizi e lo sguardo ostile con cui molti della comunità le guardano.
Tre anni fa , 223 studentesse di una scuola di Chibok, furono sequestrate da Boko Haram, l’organizzazione terroristica jihadista sunnita che imperversa nel nord della Nigeria. La loro storia commosse il mondo, eppure da nessun paese occidentale è partito un esercito di liberazione per la lotta al terrorismo in Nigeria.
Alcune delle giovani sarebbero ancora in mano alla milizia terrorista.