Angola: la fine del regno di dos Santos?

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Di Euronews
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Se fosse un film, José Eduardo dos Santos sarebbe probabilmente “l’immortale”. Il secondo più longevo presidente d’Africa dopo Teodoro Obiang, è rimasto 38 anni alla testa dell’Angola. Nato nel 1942 da una famiglia abbastanza umile, a 18 anni si unisce al fronte marxista e nazionalista, lo MPLA, che lottava contro il colonialismo portoghese e che iniziò la lotta armata nel 1961. Fu costretto a lasciare il paaese in esilio e rifugiarsi in Congo. Nel 1963 andò in Unione sovietica con una borsa di studio. Alla caduta del dittatore Salazar, in Portogallo, rientra in patria quando, in seguito all’indipendenza, lo MPLA si dichiara partito che governa il Paese.

Nel primo esecutivo dell’Angola indipendente, dos Santos è ministro degli esteri e riesce a far riconoscere il paese sia dall’Onu che dall’organizzazione degli stati africani. Dos Santos arriva alla presidenza accompagnata da un nomignolo inquietante il “Machiavelli africano”. Approfitta della morte del suo predecessore Nieto.

Mai dotato di vera leadership, come Mugabe o Mandela, dos Santos riesce discretamenbte ad allontanare lo MPLA dal marxismo. Dopo la pace con il movimento Unita nel 1991 le rielezioni di dos Santos si susseguono. Fino alla sconfitta di Savimbi, leader dell’opposizione.

Nel 2001 dos Santos assicura che non si ripresenterà alle elezionima nel 2008 è ancora lì aggrapato allo scranno più alto dopo consultazioni che vedono il suo partito guadagnare quasi il 72% dei suffragi. L’Angola è ricchissima di risorse e il 95% delle esportazioni dipende dal greggio. La figlia del presidente, Isabel, è considerata la donna più ricca d’Africa. Il figlio José Filomeno dirige il fondo sovrano del paese.

Il probabile successore di dos Santos dovrebbe quasi certamente essere il ministro della difesa João Lourenço. Se, come sembra, dovesse accadere è probabile che dos Santos continui a controllare il Paese. Come accade da 38 anni a questa parte.

Il paese attira ormai investitori strabnieri, ma secondo transparency international continua ead essere una della nazioi più corrotte al mondo.

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