Amnesty: "Europa irresponsabile sui migranti. Li espone a morte e violenze"

Amnesty: "Europa irresponsabile sui migranti. Li espone a morte e violenze"
Diritti d'autore 
Di Euronews
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

Bruxelles e le sue politiche accusate di "voltare le spalle" ed esporre i migranti ad abusi e violenze. "I finanziamenti? Solo per evitare che arrivino"

PUBBLICITÀ

Se ci avviamo verso l’anno con più vittime tra migranti e rifugiati è anche colpa dell’Unione Europa. È quanto sostiene Amnesty International in un rapporto, che accusa Bruxelles di aver “voltato le spalle” alle vittime di questa tragedia e di esporle al rischio di annegamento, violenze e torture, a causa di “accordi cinici” stretti con la Libia. Per fare chiarezza sulle accuse rivolte alla politica europea e sui fondamenti di questo rapporto, abbiamo sentito Elisa De Pieri, ricercatrice di Amnesty International per l’Italia e l’Europa Sud-occidentale.

Qui il link al rapporto, intitolato A perfect storm: The failure of European policies in the Central Mediterranean (Una tempesta perfetta: il fallimento delle politiche europee nel Mediterraneo Centrale).

Death toll in Mediterranean soars as #EU turns back on #refugees & migrants. Thousands consigned to inhuman #Libyahttps://t.co/wovXCT6SF1pic.twitter.com/XneVkiet40

— Amnesty EU (@AmnestyEU) July 6, 2017

“Il numero di morti cresce nel Mediterraneo, mentre la UE volta le spalle a rifugiati e migranti”, si legge sul tweet con cui Amnesty International promuove il suo rapporto

“Agghiacciante che una politica di deterrenza metta consapevolmente a rischio migliaia di persone”

Diego Giuliani, euronews
“Voi sostenete che l’Europa abbia ‘voltato le spalle’ a rifugiati e migranti. Perché?”. Elisa De Pieri, Amnesty International
“Dalla fine del 2015 i leader europei hanno cambiato strategia. Nell’estate di quell’anno l’operazione Triton aveva ricevuto più finanziamenti, gli Stati europei avevano dato prova di solidarietà, avevano inviato autonomamente le proprie navi per aiutare l’Italia in questo sforzo in mare. La percentuale dei morti era diminuita molto. A partire dal 2016, la strategia europea è stata poi orientata a diminuire le partenze, per questo diciamo che hanno voltato le spalle ai migranti. Perché è stata chiusa la rotta balcanica e adesso i salvataggi vengono inoltre demandati in grandissima parte dalle Ong, che perdipiù vengono ostacolate e criticate. Ora che si obbligano le Ong ad arretrare – come si è deciso a Tallinn -, si lascia scoperta l’area di mare in cui è più facile che le barche entrino in difficoltà. È agghiaciante che una politica di deterrenza metta a rischio consapevolemente migliaia di persone”.

“La Libia è un partner inaffidabile. Gli accordi servono solo a evitare che i migranti partano”

Diego Giuliani, euronews
“Voi definite ‘cinici’ gli accordi con la Libia. Perché?” Elisa De Pieri, Amnesty International
“È evidente che la Libia è in una situazione di quasi colasso istituzionale. È importante per noi che un Paese in quella situazione venga supportato come sta facendo l’Unione Europea, mediante sostegni al governo di Unità Nazionale che è l’unica speranza, in questo momento, per evitare danni magiori. Il supporto alla Guardia Costiera libica viene però fatto soltanto per assicurare il controllo dei confini europei. Questo è evidente dal modo in cui la Guardia Costiera libica si sta comportando in mare. Il sospetto poi di collusione con il business dei trafficanti, emerso anche nell’ultimo rapporto degli esperti delle Nazioni Unite, conferma che si tratta di un partner istituzionale poco affidabile, in cui la catena di comando è molto tenue, non chiara. Eppure l’Unione Europea sta facendo della Guardia costiera libica il guardiano delle acque territoriali e vorrebbe affidarle il controllo di una zona di ricerca e soccorso. Si parla addirittura di creare anche un centro di coordinamento e soccorso in Libia entro il 2018, ma tutto questo non è plausibile in una situazione istituzionale del genere. Tutto questo si fa solo per evitare che le persone partano”.

“I finanziamenti approvati a Tallinn? Solo un modo di bloccare i migranti in Libia”

euronews
“Sostenete che se molti fra migranti e rifugiati finiscono per essere esposti ad abusi e violenze, ciò è imputabile al fallimento delle politiche europee. Cosa vi porta a trarre simili conclusioni?”.

Elisa De Pieri, Amnesty International
“Il tentativo di cooperare con la Libia sulla migrazione sembra avere solo lo scopo di intrappolare i migranti. Il memorandum bilaterale firmato tra Italia e governo di Unità nazionale non contiene neanche un invito a creare un sistema di asilo in Libia. Parliamo di un paese in cui non c’è possibilità di chiedere asilo, c’è un sistema automatico di detenzione per chi entra irregolarmente, il che è illegittimo dal punto di vista del diritto internazionale. E l’Unione Europea anche oggi, nel comunicato emerso dal vertice di Tallin, dice che si aiuteranno le agenzie internazionale ad aiutare i campi in Libia agli standard di tutela dei diritti umani vigenti. Ma questo è impossibile, quei centri non dovrebbero neppure esserci. Quello che si vuole è soltanto bloccare i migranti in Libia”.

“Se l’Europa finanzia la Libia, poi diventa corresponsabile nella sua gestione dei migranti”

euronews
“I fondi per la Libia, in un simile quadro, possono risultare di una qualche utilità?” Elisa De Pieri, Amnesty International
“La cooperazione con la Libia ha tanti scopi, ma se parliamo dei soldi che vengono menzionati come addizionali e destinati alla Guardia Costiera libica, questi ci preoccupano molto perché al momento l’Unione Europea la sta addestrando senza che sia stato messo in piedi nessun meccanismo di monitoraggio della sua condotta in caso di violanzione di norme internazionali. Abbiamo già visto spesso la Guardia Costiera libica usare armi da fuoco contro i migranti ma anche contro i soccorritori. Dare dei soldi senza creare un meccanismo di controllo, ci sembra irrespospansabile e soprattutto chiama in causa l’Europa, che al quel punto diventerebbe corresponsabile”.

Condividi questo articoloCommenti