Otto principesse e ventitré cameriere, un tribunale e nove lunghi anni d’attesa: in Belgio si svolge il processo contro Shekha Alnehayan, Principessa degli Emirati Arabi Uniti, e le sue sette…
Otto principesse e ventitré cameriere, un tribunale e nove lunghi anni d’attesa: in Belgio si svolge il processo contro Shekha Alnehayan, Principessa degli Emirati Arabi Uniti, e le sue sette figlie.
Nel 2008 affittarono per alcuni mesi tutto un piano dello sfarzoso hotel Conrad a Bruxelles, portando con se 23 cameriere, fino a quando una fuggì e denunciò le signore per maltrattamenti.
“È un caso altamente simbolico – dice la presidente dell’associazione Myria, che si è costituita parte civile -: in primo luogo perché si tratta di una famiglia principesca, e poi perché si tratta di sfruttamento in forme meno note perché si svolge all’interno delle mura, o in circoli chiusi, ed è più difficile da scoprire”.
Le cameriere tra l’altro non avevano un visto di lavoro, e per questo le principesse sono anche accusate di traffico di esseri umani. Le donne dormivano tutte in una stanza, senza materassi nè cibo a sufficienza, sottoposte a continue vessazioni. Trattamenti accettati nel Paese d’origine della famiglia, non in Europa. Il processo ha l’effetto di mettere in vetrina il trattamento inumano riservato ai lavoratori stranieri negli Emirati, ma è del tutto improbabile che, in caso di condanna, possa essere concessa l’estradizione delle principesse la cui famiglia è, oltrettutto, estremamente potente, tanto da esser riuscita a far slittare di oltre otto anni il processo.