L'Austria dice stop ai richiedenti asilo

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Di Euronews
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Il Paese ha intenzione di chiedere a Bruxelles una nuova esenzione dall'applicazione del piano europeo di reinsediamento

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Cresce la tensione in Europa sulla questione migranti. Il cancelliere austriaco Christian Kern ha annunciato martedi di voler chiedere a Bruxelles la disapplicazione del piano europeo di ricollocazione sostenendo che il Paese ha già preso in carico la sua quota di richiedenti asilo.
“Se si guarda ai dati dati, – ha dichiarato alla stampa austriaca – si deve dire con chiarezza che l’Austria ha fatto molto di più rispetto alla media, senza dubbio. In questo contesto, credo che dobbiamo verificare se possiamo ottenere un’ altra esenzione o una proroga.”

Solo nel 2015 l’Austria aveva accolto circa 90.000 rifugiati che avevano percorso rotta balcanica, quasi l’1% della sua popolazione. La Commissione europea aveva quindi concesso una deroga temporanea al piano di ricollocazione, ma ora il Paese non può più sottrarsi. La portavoce dell’esecutivo europeo ha spiegato che tale proroga è scaduta e che quindi
“l’Austria deve rispettare il suo obbligo legale come deciso dal Consiglio ed procedere alla ridistribuzione. Ovviamente nessun paese può recedere unilateralmente dalla decisione del consiglio giuridicamente vincolante. Può solo agire al di fuori della legge, il che è sicuramente deplorevole e non senza conseguenze”.
Meno di 14.500 richiedenti asilo sono stati trasferiti dalla Grecia e dall’Italia,
nell’ambito del piano europeo che tra il 2015 ed il 2017 avrebbe dovuto redistribuire 160.000 persone.
Il programma è stato poco attuato a causa dell’opposizione guidata da paesi dell’Europa orientale, tra cui l’Ungheria. Martedi il Commissario europeo per l’immigrazione, Dimitri Avramopoulos, si è recato a Budapest per esortare le autorità ungheresi a rispettare gli impegni presi. Ma la stretta sui migranti nel Paese è sempre più allarmante: da martedi è in vigore una nuova legge che prevede la detenzione dei richiedenti asilo, una mossa contraria al diritto internazionale e criticata da ONG e organizzazioni per i diritti umani.

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