Daniel Gros: "Improbabile che un paese esca dall'euro, l'economia sta migliorando"

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Economia, referendum sull'euro, Trump, populismo... le parole chiave della crisi europea in vista del 60° anniversario del Trattato di Roma.

Lo presentano come una celebrazione, ma secondo alcuni è solo l’occasione di autocommiserarsi. Fra poche settimane cade il “sessantesimo anniversario del Trattato di Roma“http://www.europarl.it/it/succede_pe/60-anniversario.html, uno dei momenti fondanti dell’Europa. Un traguardo che si spera spinga a un rilancio del progetto europeo. Ma considerate le divisioni politiche attuali, non c‘è da stupirsi se c‘è chi pensa che le celebrazioni finiranno col mettere in rilievo le crepe della struttura, piuttosto che la sua unità.

Per capire meglio la situazione abbiamo intervistato Daniel Gros, direttore del Centro per gli studi politici europei.

Isabelle Kumar, euronews: A Roma è attesa la presentazione di una nuova tabella di marcia per l’Europa. Pensa che all’interno ci sarà qualcosa di concreto?

Daniel Gros, direttore del Centro per gli studi politici europei: “Sarebbe troppo aspettarsi una vera roadmap per il futuro dell’Europa dai 27 capi di Stato, ciascuno dei quali ha i suoi problemi in casa. Penso invece che possiamo aspettarci una dichiarazione di nobili intenti che probabilmente non farà riferimento ai problemi che abbiamo oggi di fronte, ma che dovrebbe quanto meno darci un’indicazione su quali saranno le priorità”.

euronews: È interessante notare che la cancelliera tedesca Angela Merkel ha evocato ancora una volta l’idea di un’Europa a due velocità. Che cosa intende? Pensa che svilupperà il concetto?

Daniel Gros: “In sostanza ha detto: ora vorremmo avanzare sul fronte esterno, sulla sicurezza esterna, e sullo sviluppo di una difesa comune europea. Ma sappiamo anche che uno o due paesi membri hanno problemi con l’idea di difesa, perché sono neutrali. Quindi a suo parere dovremmo andare avanti comunque e forse trovare un modus vivendi con quei due o tre paesi che non possono partecipare”.

euronews: È anche emerso più volte l’elemento dell’integrazione economica. Lei pensa che Merkel voglia vedere messa in atto quest’integrazione economica?

Daniel Gros: “La parte economica dell’integrazione in realtà è la più difficile. Perché in un certo senso siamo arrivati alla fine del percorso. La fine di un percorso che sia compatibile con la sovranità nazionale in termini di politica fiscale: abbiamo una moneta comune, abbiamo una supervisione comune delle banche, quindi abbiamo un sistema finanziario comune stabile, ma dubito fortemente che si possa andare oltre”.

euronews: Al tempo stesso, si terranno elezioni molto importanti in Francia ad aprile, e potrebbero esserci anche in Italia. I leader considerati favoriti dicono di voler indire un referendum sull’euro. Eppure il presidente della Bce Mario Draghi dice che questo non è possibile, non si può semplicemente scegliere di andarsene dall’euro, bisogna rimanere. Allora, chi sta dicendo la verità?

Daniel Gros: “La verità fattuale è che i paesi membri in ultima analisi restano sovrani. Quindi se un paese decide di lasciare l’euro, probabilmente viola qualche trattato, ma non abbiamo un esercito europeo da mandare per scongiurarlo. Gli americani mandarono l’esercito contro gli stati del Sud che volevano staccarsi dalla federazione 150 anni fa. Noi non possiamo farlo, possiamo solo dire okay, se non volete stare con noi, tanti saluti. In questo senso, sì, ogni paese può scegliere di uscire dall’euro se la popolazione o il parlamento decide di farlo. Ma penso comunque che sia altamente improbabile, perché se guardiamo ai numeri, la situazione nella zona euro sta migliorando, e quindi le ragioni per uscirne diventano sempre più deboli giorno dopo giorno”.

euronews: Lei dice che l’economia europea va un po’ meglio di quanto ci aspettassimo. Ma pensa che questo basti per fermare, o per rallentare l’avanzata dei populisti che fondamentalmente in alcuni paesi vorrebbero lasciare l’Unione europea o quanto meno la zona euro?

Daniel Gros: “È vero che l’economia europea progredisce, ma in modo molto diseguale. Naturalmente la Germania va molto bene, mentre l’Italia va ancora piuttosto male, ma nel complesso il quadro sta migliorando. E se cerchiamo di capire davvero la ragione per cui molti vogliono andarsene dall’Unione europea o abbandonare l’euro, vediamo che molto spesso queste ragioni hanno molto poco a che fare con questioni puramente economiche, e molto di più con la questione dell’identità, dell’avere il controllo sul proprio destino nazionale, e questi sono fattori che non dipendono tanto dal ciclo economico e dai tassi di disoccupazione, ma da forze più profonde, ed è qui che sta il problema, non tanto nell’economia, che sta migliorando, ma in un senso più profondo dell’identità: ci sentiamo parte dell’Europa?”

And these are the results of the second live poll: will the #EU survive populism? #CEPSLabpic.twitter.com/C3WIQFiShs

— CEPS (@CEPS_thinktank) 23 febbraio 2017

euronews:Un paese che ha già preso questa decisione è la Gran Bretagna, e le celebrazioni di Roma in qualche modo vengono pubblicizzate anche come il momento di presentare la roadmap per il dopo Brexit. Ma tornando all’economia, le sembra che l’Europa sia stata spinta verso il retro della coda per gli accordi commerciali con gli Stati Uniti mentre la Gran Bretagna sta passando davanti?

Daniel Gros: “Naturalmente, nelle dichiarazioni pubbliche di alcuni, il Regno Unito si trova davanti, ma una cosa è dire ‘faremo subito un accordo commerciale con il Regno Unito’, un’altra è prendere la decisione di aprire certi mercati statunitensi: perché quest’amministrazione ha detto ‘Prima l’America’, e se vogliono dare la precedenza all’America, vorranno davvero aprire i loro mercati al Regno Unito e non all’Unione europea dove hanno a disposizione un mercato molto più grande? Per cui ho grossi dubbi sul fatto che Trump possa concedere al Regno Unito un accordo commerciale preferenziale e in qualche modo trascurare l’Unione europea”.

euronews: Lei ha detto che Donald Trump potrebbe essere la persona che salva l’euro. Ma come è possibile?

Daniel Gros: “È molto semplice: bisogna ignorare Twitter e le dichiarazioni politiche e basarsi su come funziona l’economia. Se Trump effettua massicci tagli fiscali e se vuole spendere di più nelle infrastrutture militari, è probabile che l’economia americana cresca, che ci sia un picco nelle importazioni, e l’Europa esporta molto negli Stati Uniti, quindi è probabile che l’economia della zona euro abbia una grossa spinta da una politica economica alla Trump negli Stati Uniti, e questo avrà ricadute positive per tutti. Sicuramente accelererà la ripresa in Italia, che in questo momento è particolarmente dipendente dal commercio estero, e anche quella della Francia e quindi, nel complesso, Trump potrebbe fare all’Europa, o almeno alla zona euro, un grosso favore con le sue politiche economiche”.

euronews: Per finire, Daniel, vorrei ricordare una cosa che ha detto Donald Tusk. Il presidente del Consiglio europeo ha nominato i pericoli che l’Europa ha di fronte a sé, che sarebbero Donald Trump, il terrorismo, la Russia, la Cina e il populismo. Quale di questi le fa più paura?

Daniel Gros: “Penso che il problema interno sia il più serio. Il populismo in seno all’Europa, gente che dice al suo elettorato: ‘È molto semplice, chiudiamo i confini e restiamo per conto nostro in questo mondo, senza tutte le regole e i regolamenti che ci impone l’Unione europea’. Quest’illusione è molto pericolosa, perché se venisse seguita, naturalmente l’Unione europea non potrebbe sopravvivere, e probabilmente staremmo tutti molto peggio”.

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