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Siria: orrore nelle carceri di Assad, quasi 18.000 detenuti morti dal 2011

Siria: orrore nelle carceri di Assad, quasi 18.000 detenuti morti dal 2011
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Di Luisida De Ieso
Pubblicato il
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In un rapporto Amnesty International denuncia nelle prigioni siriane torture sistematiche contro chiunque sia sospettato di opporsi al regime. Crimini contro l'umanità descritti da 65 sopravvissuti.

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Torture sistematiche contro chi è sospettato di essere contro il regime di Assad hanno provocato la morte di 17.723 detenuti nelle carceri siriane,oltre 300 morti al mese, dal marzo del 2011 al dicembre del 2015.

Lo denuncia Amnesty International in un rapporto basato sulle testimonianze di 65 sopravvissuti delle prigioni dei servizi segreti e di quella militare di Saydnaya.

End the horror in #Syria’s torture prisons NOW: https://t.co/gIVplIh780 https://t.co/EWIGQbxPP6 pic.twitter.com/6F9MvYGHjV

— AmnestyInternational (@AmnestyOnline) 18 août 2016

I testimoni hanno raccontato di una “festa di benvenuto” durante la quale vengono inflitti percosse, scosse elettriche e stupri.

Gli abusi cominciano già al momento dell’arresto, continuano durante i trasferimenti e poi in carcere.

La maggior parte delle vittime di sevizie ha raccontato di aver visto altri detenuti morire, alcuni hanno condiviso la cella con i cadaveri. Durante l’inverno i prigionieri sono costretti a restare in celle sotterranee al freddo, senza coperte.

Inoltre, secondo il rapporto, nelle carceri scarseggiano il cibo e le cure mediche. Si propagano facilmente le malattie.

Salam Othman, avvocato di Aleppo, è stato arrestato per aver organizzato proteste pacifiche: “Appena arrivati abbiamo sentito le grida delle guardie, erano molto contente di dare il benvenuto ai detenuti. Appena aprivano la porta del camion, le guardie afferravano i detenuti e cominciavano a picchiarli”.

Diab Serrih è stato arrestato per aver criticato il governo e ha trascorso cinque anni nel carcere di Saydnaya: “Nel carcere di Saydnaya regna un silenzio severo. Non si può alzare la voce né parlare liberamente. Si rischiano punizioni e percosse. Ogni tanto sui social media vengono pubblicate foto di persone che quando erano entrate in prigione pesavano 100-110 chili e quando sono uscite appena 40-45”.

“I saw the blood, it was like a river” harrowing torture and death in custody in Syria https://t.co/BrEL22fQKp pic.twitter.com/3EcwnsE9Ae

— amnestypress (@amnestypress) 18 août 2016

Alla denuncia dei crimini contro l’umanità nelle carceri siriane ha collaborato il gruppo Forensic Architecture che ha ricostruito in 3D la prigione di Saydnaya.

Christina Varvia, coordinatrice del progetto: “Cerchiamo di riprodurre la storia di questa prigione e di parlare apertamente per conto di coloro che sono ancora in carcere, visto che quelle cose non sono finite”.

Inside Saydnaya: Syria's torture prison https://t.co/KF1iD9ruCX explore 3D model here: https://t.co/GcPm5I3jt8 pic.twitter.com/3OwFQiXja4

— amnestypress (@amnestypress) 18 août 2016

Amnesty International chiede il rilascio di tutti i prigionieri di coscienza e un giusto processo per tutti gli altri. L’Ong ha invitato gli Stati Uniti e la Russia, alleata di Assad, a porre la questione in cima all’agenda delle discussioni con Damasco e i gruppi armati.

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