Il Marocco dice "No ai rifiuti dalla Campania"

Il Marocco dice "No ai rifiuti dalla Campania"
Di Euronews
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Che l’Italia si riprenda i propri rifiuti: in Marocco è protesta contro 2.

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Che l’Italia si riprenda i propri rifiuti: in Marocco è protesta contro 2.500 tonnellate di spazzatura arrivate dalla Campania e destinata ai cementifici di al-Jadida, Casablanca e Settat. La petizione “Il Marocco non è una discarica!” ha raccolto 20mila firme da presentare al premier Abdel Ilah Benkirane. Il direttore della cementeria di al-Jadida, Lahcene Boukssace, ha cercato di tranquillizzare: il carico italiano è “un mix di plastica e carta, cose che tutti noi abbiamo in casa nostra”. “Ci sono tutte le autorizzazioni ambientali”, gli fa eco Ahmed Derif, vicedirettore del porto di al-Jadida. Ma la rabbia non si placa.

Big protest in Asfi against import of tons of garbage from Italy to Morocco. pic.twitter.com/Aj5FJdZYy5

— Mariam El Maslouhi (@mariammaslouhi) July 11, 2016

Tutto è partito dal sito web Hespress.com che il 30 giugno ha diffuso la notizia dell’arrivo dei rifiuti campani riprendendo media italiani. Le polemiche e petizioni che ne sono seguite, hanno fatto subito conquistare ai rifiuti campani la prima pagina dell’agenda politica. C‘è stata anche l’interrogazione di un parlamentare della RNI, Rassemblement national des indépendent, di centrodestra, Ouadi Benabdellah diretto al ministro dell’ambiente Hakina El Haité.

In Marocco i rifiuti dall’Italia diventano un caso politico

“Una petizione on line” :https://www.change.org/p/refus-de-la-gestion-des-d%C3%A9chets-italiens-sur-le-territoire-marocain?recruiter=21649130&utm_source=petitions_show_components_action_panel_wrapper&utm_medium=copylink chiede al ministero dell’ambiente di annullare l’autorizzazione a incenerire rifiuti industriali provenienti dall’Italia nei centri di smaltimento del Marocco. La petizione non vuole che il paese “diventi il centro di raccolta della spazzatura internazionale”.

Le associazioni ambientaliste, quasi 200, sono riunite sotto il cartello ‘Coalition marocchine pour la joustice climatique’ e chiedono al governo trasparenza, manifestando inquietudine sulla natura pericolosa dei rifiuti.

*La coscienza ecologica dei marocchini è in crescita *

Il tema infiamma la società civile. A Marrakech si terrà a novembre la conferenza Cop 22 sul clima e mancano poco meno di tre mesi dalle prossime elezioni del 7 ottobre. Le persone sono sempre più impegnate in battaglie ecologiche. Dopo le proteste, il ministro dell’ambiente Hakina El Haité ha tentato di prendere tempo: “I rifiuti non sono ancora stati inceneriti, tutto è fermo a Bouskoura, in attesa dei risultati delle analisi”. In un primo momento aveva, invece, detto che i rifiuti erano già arrivati nelle sedi di smaltimento e che le analisi italiane e marocchine avevano già dato il via libera, senza nessun rischio, dunque, per i cittadini.

Parole che non sono riuscite a calmare gli animi del popolo marocchino che ha organizzato diverse proteste. Le paure ringuardano anche la provenienza dei rifiuti, la Corte di giustizia europea ha condannato nel 2015 l’Italia per il mancato adeguamento alle regole comunitarie del sistema di raccolta e gestione dei rifiuti in Campania. La mancata bonifica delle discariche, che ha messo gravemente a rischio la salute dei cittadini arrecando danni all’ambiente, è costata all’Italia una multa della Corte di giustizia europea in tema di rifiuti.

“In Marocco arrivano ogni anno 450 mila tonnellate di questi rifiuti. Sono rifiuti di tipo Rdf, refuse derive fuel, e sappiamo che non si tratta di spazzatura qualsiasi. Abbiamo affidato le analisi a una società francese. I documenti di accompagnamento che sono italiani attestano la non pericolosità. Ma il laboratorio francese ora ci dirà se il carico è in linea con i parametri Ue, se è nocivo per la salute dei cittadini”, ha detto il ministro dell’ambiente Hakina El Haité che rispetto alla provenienza, ha specificato, “arrivano sì dall’Italia, ma da Pescara e non da Napoli” :http://www.maroc.ma/fr/actualites/limportation-des-rdf-ditalie-effectuee-conformement-la-loi-sur-la-gestion-des-dechets-et come invece denunciano gli ambientalisti e “tra i documenti c‘è anche la dichiarazione anti-mafia dell’azienda, la DECO che è azienda accreditata dall’Unione europea”. Documenti mai messi a disposizione della società civile.

I cittadini marocchini sono arrivati a chiedere un intervento del re Mohammed VI. La società civile non molla, vuole vederci chiaro.

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