Norme UE sulla pesca, critiche dai pescatori del Nord

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Di Euronews
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Prendere il largo o restare in porto?

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Prendere il largo o restare in porto? Un dilemma per i pescatori britannici alle prese con il referendum sull’adesione all’Unione europea. Nel porto di North Shields, sulla costa del Mare del Nord, l’umore non è dei migliori. Alan Kenkins è un pescatore dall’età di otto anni e oggi che di anni ne ha 63 non vede alcun futuro per la pesca.

Alan Jenkins: “Non so cosa succederà adesso, ma le politiche sulla pesca dell’UE non ci porteranno nulla di buono. Anche solo per il fatto di essere un pescatore costiero. La situazione potrebbe cambiare solo uscendo dall’Unione europea, forse.”

In pescheria quel giorno non c‘è il pescato. Ci si lamenta perché nessuno è in grado di pagare la quota di pesca imposta dall’UE.

Paul Fletcher, manager Lindsay brothers: “L’UE non pensa affatto ai pescatori di qui, tutto si basa su questo sistema di quote e non ci permettono di uscire, e di pescare. I pescatori francesi e spagnoli adesso possono venire qui e possono pescare attorno alle acque britanniche. Quindi, di cosa stiamo parlando?”

Il Regno Unito guarda alla Norvegia, che nel 1972 aveva detto no all’Europa, ma che è parte della SEE, lo Spazio economico europeo.

Un buon compromesso secondo l’Associazione norvegese armatori della pesca.

Tyrgve Myrvang, amministratore delegato Norges Rafisklag: “Vogliamo preservare gli stock norvegesi per i pescatori norvegesi. La nostra fortuna fino a oggi è stata quella di aver mantenuto il controllo soprattutto su quelli del merluzzo bianco.”

Johnny Caspersen, presidente Norges Rafisklag: “Se paragoniamo la situazione a ciò che sta accadendo nel Mare del Nord e nella zona UE, soprattutto attorno al Regno Unito, vediamo che non si è prestata molta attenzione agli stock della pesca.”

La Norvegia è il secondo esportatore al mondo di frutti di mare, il 60 per cento del mercato europeo. Tuttavia, il 70 per cento dei ricavi dell’esportazione del settore non proviene dalla pesca, ma dall’attività derivata da allevamenti del salmone come questo. Non essendo un membro dell’Unione europea, la Norvegia deve pagare delle tariffe doganali per accedere al mercato comune.

Jan Borre Johanson, direttore dell’allevamento di salmone: “Oggi, la maggior parte del salmone viene esportato dalla Norvegia all’Unione europea. Se appartenessimo a un sistema che non prevede dazi doganali, potremmo esportane di più e portare più valore aggiunto qui in Norvegia e, ad esempio, potremmo creare più posti di lavoro per la comunità locale in questa zona.”

La pressione fiscale dell’Unione sul pesce intero è del 2 per cento, ma è del 13-20% sul confezionato. Di conseguenza il salmone affumicato norvegese viene prodotto in Germania e in Polonia.

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