Il netto vantaggio risultante dai primi dati consentirebbe la rielezione al primo turno. Si votava anche per parlamento e comuni.
Danilo Medina pare destinato a una netta riconferma alla presidenza della Repubblica Dominicana. Il capo dello Stato in carica, candidato del Partito della liberazione dominicana ed economista di area progressista, è accreditato del 62% dei voti, dai primi conteggi che riguardano un quinto dell’elettorato.
Staccatissimo Luis Abinader, del Partito rivoluzionario moderno, con il 35% dei consensi. Solo briciole per gli altri sei candidati alle presidenziali. Se verranno confermate queste proporzioni del successo, Medina eviterà il ballottaggio, venendo rieletto al primo turno.
Nello stato antillano si sono tenute elezioni anche per il rinnovo del parlamento e dei consigli municipali.
Sperimentato un nuovo sistema di voto elettronico, che non ha sempre ben funzionato. Come testimonia un membro d’eccezione del team degli osservatori.
Si tratta dell’ex primo ministro spagnolo José Luis Zapatero, che ha commentato così la necessità, in alcune circostanze, di ricorrere alle procedure “tradizionali” di voto, per via di problemi tecnici: “queste nuove opportunità che offre la tecnologia danno sempre problemi quando vengono testate, è usuale. In ultima analisi, penso sia positivo e noi dobbiamo innovare. Perché la tecnologia contribuirà in maniera decisiva a migliorare il processo elettorale”.
La Repubblica Dominicana risulta una delle economie maggiormente in crescita dell’America Latina, con un incremento del Pil del 7% nel 2015. Ciononostante, il 41 per cento dei suoi 10 milioni di abitanti vive tuttora sotto la soglia di povertà e il tasso di disoccupazione sfiora il 14 per cento, secondo i dati ufficiali della Banca Mondiale.
Altra sperimentazione ha riguardato il voto ai carcerati. Lo hanno potuto esprimere, solo per presidente e vicepresidente, più di 1.500 detenuti in attesa di giudizio, in vari penitenziari.