Non è una coincidenza che in Brasile i movimenti e i sindacati vicini al Partito dei Lavoratori e alla presidente Dilma Rousseff, minacciata da un
Non è una coincidenza che in Brasile i movimenti e i sindacati vicini al Partito dei Lavoratori e alla presidente Dilma Rousseff, minacciata da un impeachment, abbiano scelto, per manifestarle sostegno, proprio l’anniversario del colpo di Stato.
Il 31 marzo del 1964 prendeva avvio un ventennio di dittatura militare.
52 anni dopo centinaia di migliaia di persone hanno preso parte alla “giornata di difesa della democrazia”, come l’hanno battezzata gli organizzatori.
In un video-appello, l’ex presidente Lula divide il Paese in due campi:
“Da una parte ci sono quelli che vogliono travolgere la democrazia approvando un impeachment senza base legale . E un impeachment senza base legale è un colpo di Stato. Dall’altra, ci sono quelli che credono nella democrazia e la difendono con il corpo e l’anima”.
Tra i manifestanti, molti ricordano bene la dittatura:
“Io sono stato prigioniero politico, una volta mi nascosi in questa chiesa dalla polizia, e la gente non vuole più questo. Anche quelli che difendono l’impeachment di Dilma possono farlo solo perché noi abbiamo lottato per dare il diritto all’espressione”.
Per la Presidente le cose non sono semplici: il 19 aprile si voterà l’impeachment.
L’uscita del Pmdb dalla coalizione di governo ha notevolmente complicato le cose, tantopiù che il leader dello stesso partito resta ancorato al suo seggio di vice-presidente, impedendone l’assegnazione ad altre forze.
Lo stesso Lula, toccato dall’inchiesta “Lava-jato” e richiamato al governo per ridare slancio, secondo la maggioranza, o piuttosto per impedirne l’arresto, secondo l’opposizione, si è mostrato pessimista sulle possibilità che Dilma Rousseff possa resistere fino al 2018.