Il terrorismo contro Ankara, un problema europeo

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La capitale turca colpita al cuore ancora una volta. Tre attacchi suicidi in 5 mesi contro Ankara. Un’auto-bomba con a bordo due persone, tra cui una

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La capitale turca colpita al cuore ancora una volta. Tre attacchi suicidi in 5 mesi contro Ankara.

Un’auto-bomba con a bordo due persone, tra cui una donna, è esplosa domenica interno alle 18.45 vicino alla fermata di un autobus. L’attentato aveva come obiettivo dei civili.

Nell’ottobre scorso, due kamikaze si fanno esplodere nel mezzo di una manifestazione pacifista, oltre cento i morti, circa 250 i feriti. È l’attentato più sanguinoso della storia contemporanea turca.

Lo scorso 17 febbraio, un’autobomba esplode, non lontano dal luogo dell’attacco di questa domenica, sempre nel quartiere centrale di Kizilay, sede di ministeri, prendendo di mira un autobus militare. 30 morti e decine di feriti.

Quest’ultimo è stato rivendicato dai Falconi della libertà del Kurdistan , un gruppuscolo curdo nato dalla scissione con il PKK. Il primo invece è stato attribuito all’Isil.

La Turchia sembra ripiombare negli anni Novanta, l’attuale instabilità è dovuta infatti alla ripresa degli scontri con il PKK, ma da un piao di anni la situazione turca ha cominciato a legarsi a doppio nodo a quanto sta accadendo in Siria.

Nel nord della Siria, lungo quasi tutto il confine con la Turchia, è nato un nuovo stato di fatto: il Kurdistan siriano, i cui leader sono legati al PKK e ai curdi turchi.
La nuova entità non è vista di buon occhi da Ankara che teme il suo estendersi oltre i confini turchi e anche per questo continua la repressione dei militari turchi nel sud del Paese, in città come Dyabakir.
Se inizialmente diceva di combattere lo Stato Islamico, adesso Ankara non nasconde che il primo nemico da combattere restino i curdi.

A livello politico la tensione non sembra allentarsi. Il leader dell’Hdp, il Partito democratico del Popolo, considerato braccio politico del PKK:

“È barbarie, non è lotta al terrorismo, si uccide con la scusa di combattere il terrorismo”.

Il premier Ahmet Davutoglu:

“Non vogliono la pace, vogliono trascinare la Turchia nel caos collaborando con i terroristi. Non possiamo accettarlo”.

La guerra in Siria potrebbe portare tarsformare la questione curda da problema interno alla Turchia a problema internazionale.
A quel punto Ankara non potrà più risolvere questo problema da sola.

Bora Bayraktar, euronews:

-Nihat Ali ÖZCAN, analista della Fondazione turca per la ricerca economica e politica qualche mese fa aveva predetto la lunga serie di attacchi in Turchia. Oggi ritiene che nelle prossime settimane la violenza possa arrivare anche nelle aree rurali.
È il terzo attentato in 5 mesi contro Ankara, che cosa deve combattere Ankara? Quale l’obiettivo di questa gente?

“Esattamente, tre attacchi in 5 mesi. Prima di tutto c‘è un alto valore simbolico; si tratta di un messaggio contro il governo e lo Stato.
Operano nel quadro di una strategia più ampia che è quella del PKK.
Ma perché a Ankara? Ci sono diverse ragioni: le operazioni militari nel sud est della Turchia e le conseguenze di queste operazioni.
Il PKK vuole allentare la pressione che sente su di sé; e vuole attirare l’attenzione internazionale, per questo motivo colpisce Ankara.

Probabilmente, questo tipo di attacco continuerà, considerata anche la situazione regionale in Iraq e in Siria.
Sembra che le operazioni militari alcune città, produrranno quest’effetto”.

-La Turchia è supportata dai suoi alleati europei contro il terrorismo?

“Combattere il terrorismo non è solo un problema turco.
L’azione terroristica è destinata a espandersi, vista l’interdipendenza, la globalizzazione e lo sviluppo tecnologico. Non può essere contenuta.
Da questo punto di vista, la destabilizzazione della Turchia, l’indebolimento del Paese, il cambiamento delle priorità, tutti obiettivi del PKK, non sono cose positive per l’Europa.

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La crisi dei migranti avrà ancora effetti sull’Europa intera.

Per questo motivo, l’aiuto europeo a Ankara, non è solo un aiuto rivolto allaTurchia ma aiuterà a preservare la stabilità e la sicurezza europea”.

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