È salito ad almeno 37 il numero delle vittime dell’attentato ad Ankara di domenica sera con un’autobomba. L’attacco è stato compiuto quasi certamente
È salito ad almeno 37 il numero delle vittime dell’attentato ad Ankara di domenica sera con un’autobomba.
L’attacco è stato compiuto quasi certamente con una Bmw bianca del 1995 carica di tritolo. Molte persone versano ancora in gravissime condizioni. Circa 130 i feriti. Secondo la stampa nazionale una delle due kamikaze era una donna, una studentessa turca che si sarebbe unita al PKK, il partito dei dei lavoratori curdo, anche se per ora non ci sono rivendicazioni.
Una sensazione di insicurezza fra la gente: “Com‘è possibile non sentirsi toccati? Non ci si sente più sicuri. Se possono far esplodere una bomba nel cuore di Kizilay come si fa a non essere preoccupati?”, dice un uomo.
Perché Kizilay è, o era, uno dei luoghi più sicuri e controllati di Ankara, con centri commerciali e moltissimi stranieri a frequentarlo. Pochi giorni fa però, il dipartimento di Stato Usa aveva invitato i propri concittadini a fare attenzione in Turchia, segna che si temeva chhe accadesse qualcosa, come poi è stato.
Il partito filocurdo HDP ha immediatamente voluto smarcarsi da accuse di fiancheggiamento e ha condannato gli attentati e dichiarato la propria vicinanza alle vittime. L’opinione pubblica turca, scossa dalle immagini terribili che arrivano dalla capitale però, guarda per ora in una sola direzione e il processo di pace fra minoranza curda e Turchia sembra affievolirsi sempre di più.