La frontiera turca resta chiusa per i profughi siriani. All’appello dell’Onu perché Ankara riapra i confini, la Turchia critica l’azione condotta
La frontiera turca resta chiusa per i profughi siriani. All’appello dell’Onu perché Ankara riapra i confini, la Turchia critica l’azione condotta fino ad ora dalle Nazioni Unite e ricorda di aver speso 10 miliardi di dollari a fronte dei 455 milioni messi a disposizione. Il presidente Erdogan ritiene che una no-fly zone nel nord sia l’unico modo per fermare il flusso di rifugiati in fuga dai raid.
“Nella città di Edirne abbiamo messo i rifugiati su un autobus e li abbiamo fatti tornare indietro – ha detto Recep Tayyp Erdogan – Ma non possiamo farlo sempre. Mi dispiace, ma in futuro potremo aprire le frontiere e dire loro: ‘buon viaggio’”.
L’ambasciatore turco a Bruxelles – riporta il Guardian – boccia il piano della presidenza olandese per accogliere 250mila profughi dalla Turchia in cambio di ‘frontiere sigillate’ e la Grecia esamina la possibilità di dichiarare la Turchia “Paese sicuro”, cosa che gli permetterebbe di respingere i richiedenti asilo.
“Il risultato della feroce campagna svolta dal regime e dell’intensità dei bombardamenti russi nei villaggi alla periferia occidentale di Aleppo è l’enorme spostamento di persone”, dice Abu Abdullah ospite del campo di Bab al Salameh.
In Turchia, intanto, è iniziato il processo a carico di due sospetti trafficanti accusati di aver causato il naufragio in cui morì il piccolo Aylan. Il tribunale di Bodrum chiede una condanna a 35 anni.