Francia: sinistra divisa sulla revoca della cittadinanza

Sulla revoca della cittadinanza, la Francia si divide.
E il ministro della Giustizia, Christiane Taubira, apertamente contraria, si dimette proprio il giorno in cui il dibattito approda in commissione.
Se al momento è la sola che ha preso una decisione drastica, non è la sola a condannare la riforma sulla sicurezza che, sostiene Taubira, va contro i valori della sinistra.
Oggi, secondo il codice di diritto civile, uno straniero che ha ottenuto la nazionalità francese può vedersela revocata se è condannato per un crimine, per atti terroristici o che comunque rechino un pregiudizio agli interessi della Francia.
(Si può essere depennati dai registri dell’esagono se si è cittadini francesi da meno 10 anni, 15 nel caso di un crimine che possa ledere un interesse fondamentale del Paese).
Gli attentati del 13 novembre hanno mostrato che a colpire al cuore il PAese sono stati i suoi stessi cittadini, da qui la riforma che prevede che possa essere revocata la cittadinanza anche a chi nato in Francia, sia francese per lo ius soli, ma abbia comunque un secondo passaparto.
Il provvedimento richiede una riforma della Costituzione e precisamente dell’articolo 34.
Una sanzione pesante, riconosce il premier Valls, ma che la Francia può infliggere legittimamente a chi tradisca i suoi valori.
Dal testo dovrebbe sparire l’aggettivo binazionale, una forma di ipocrisia dicono i più critici, perché la legge non può essere applicata a chi non abbia doppia nazionalità, perché nessuno può essere privato della propria cittadinanza.
La storia della nazionalità e della sua revoca è storia vecchia in Francia, già sei anni fa, a avanzare la proposta fu il presidente di destra Nicolas Sarkozy.
François Hollande allora rispondeva così:
“Migliorerebbe la sicurezza dei nostri cittadini? No. Risponde alla nostra storia, ai nostri valori alla nostra costituzione? Perché rimetterli in discussione allora?”.
A spiazzare la gauche francese anche il fatto che del ritiro della cittadinanza il fronte nazionale di Marine Lepen si è fatto portabandiera.
Oltre alla revoca della cittadinanza per i cosiddetti
binazionali la riforma prevede anche la revoca di alcuni diritti civili che potranno essere applicati a tutti, tra gli altri la sospensione del diritto di voto.