Alexis Tsipras, un anno al potere

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Sono passati esattamente 12 mesi dalla vittoria elettorale che ha portato Alexis Tsipras a diventare primo ministro in Grecia. Per la prima volta un

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Sono passati esattamente 12 mesi dalla vittoria elettorale che ha portato Alexis Tsipras a diventare primo ministro in Grecia. Per la prima volta un rappresentante della sinistra estrema è stato chiamato a dirigere il Paese.

L’uomo è stato eletto due volte con un consenso assai largo per porre fine all’austerità imposta dalla “troika” dei creditori (Unione europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea).

IL REFERENDUM

L’elezione del 39enne Tsipras e del suo partito Syriza è stato considerato un referendum fra chi voleva piegarsi alle esigenze dei creditori e chi invece, pur da sinistra, si riprometteva di restituire la dignità caplestata ai greci. L’esecutivo ellenico ha subito mostrato i muscoli affermando che non sarebbe stato possibile ripagare il debito e che i sacrifici richiesti e i crediti erano ineleggibili. Il referendum del 5 luglio si è quindi risolto in una vittoria netta per Syriza. Gli elettori hanno detto no alle richieste della Troika e Tsipras è stato confermato alla guida del Paese a furor di popolo.

CONTRORDINE COMPAGNI!

Dopo durissimi scontri e qualche testa rotolata per strada, come il controverso ministro delle finanze Yannis Varoufakis, sacrificato perché inviso ai partner europei però, le condizioni per la concessione di un nuovo prestito alla Grecia vengono accettate. Alle finanze va il “moderato” Euclides Tsakalotos. Moderato almeno rispetto a quel Varoufakis in breve diventato più popolare del premier e idolo degli altermondialisti.
E la gente comincia a porsi domande sulla coerenza di Alexis Tsipras. La goccia che fa traboccare il vaso e che porta, inaspettatamente molta gente in strada proprio contro Tsipras, è l’accettazione, dopo una riunione-fiume di 17 ore, delle condizioni imposte da Bruxelles. Più tagli, più sacrifici e i greci chiamati a tirare ancora la cinghia.

LA TERZA VOLTA

Malgrado le giravolte politiche e la crisi che ha messo in ginocchio il Paese, mordendo i salari e costringendo i greci a vivere a livelli sconosciuti in Europa occidentale, Tsipras resta però la prima scelta per i suoi compatrioti. I socialisti del Pasok hanno un partito in rovina e l’estrema destra di Alba Dorata non sembra sfondare al centro, pur conquistando un buon numero di elettori. Per questo è ancora Tsipras a vincere le elezioni il 20 settembre scorso. Oggi però l’atmosfera sembra cambiata. Tsipras non gode più di un consenso assoluto e altre figure si stagliano all’orizzonte politico. Tsipras ha già fatto un rimpasto, e il risultato è stato quello di perdere il gruppo più a sinistra di Syriza e quindi quella fascia di elettori. Altra spina nel fianco del leader politico, è stata la nomina di un nuovo leader in Nuova Democrazia. Si tratta di Kyriakos Mitsotakis (47 anni). Secondo molti è l’unico che può opporsi a Tsipras (41 anni), anche da un punto di vista anagrafico. Anche se Mitsotakis riuscisse a rosicchiare consensi però, la soluzione della crisi, almeno per ora, sembra sempre la stessa e si chiama austerità. Quella richiesta dai creditori internazionali. I greci sembrano ormai rassegnati. L’emigrazione, soprattutto giovanile, è gigantesca, la disoccupazione resta ancorata alle due cifre e in molti sono tornati a un’economia di semplice sussistenza, nelle campagne, con l’agricoltura. Tsipras ha detto che vuole continuare a provarci e cercare di tirare fuori il Paese dal tunnel. L’impressione però è che la notte greca sia ancora lunga.

Analisi originale di Stamatis Giannisis

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