Ucciso perché raccontava gli orrori di Isil. L'omicidio di Naji Jerf

Ucciso perché raccontava gli orrori di Isil. L'omicidio di Naji Jerf
Di Alberto De Filippis
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Era diventato uno dei più popolari volti anti Isil. Perché combatteva gli uomini in nero sul campo dell’informazione. È quasi certo che per questo

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Era diventato uno dei più popolari volti anti Isil. Perché combatteva gli uomini in nero sul campo dell’informazione. È quasi certo che per questo motivo è stato ammazzato Naji el Jerf. Videomaker, autore di un documentario contro Daesh e attivista del collettivo che da Raccah, capitale del sedicente stato islamico, invia notizie in inglese e arabo mostrando la vita sotto il giogo degli uomini di Abu Bakr al Baghdadi.

È stato ammazzato a Gaziantep, in Turchia, e pochi sembrano dubitare sul mandante dell’omicidio: “Aveva quasi finito il suo documentario sull’Isil ed è stato ucciso. Isil è responsabile del suo assassinio”, dice un parente.

Raccah viene massacrata in silenzio è il nome del sito. Qui alcuni abitanti filmano le violenze dei jihadisti e inviano i video all’estero dove altri attivisti li fanno pervenire alla stampa.

Il sito ha twittato un messaggio molto chiaro anche se alcuni affermano che Jerf non fosse legato a nessun gruppo.

L’omicidio di Naji Jerf è avvenuto probabilmente in uno dei momenti in cui l’uomo era più vulnerabile. Si stava recando in Francia con la famiglia per richiedere lo status di rifugiato politico. Nell’esagono, con la probabile protezione delle forze di sicurezza transalpine, sarebbe stato più difficile eliminarlo. Per questo è stato freddato in Turchia.

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