Air France, ira dei dipendenti contro i tagli. Dirigenti costretti alla fuga

Alta tensione, questo lunedì, quando centinaia di dipendenti hanno preso d’assalto la sede di Air France. L’obiettivo era il vertice nel quale la compagnia aerea stava delineando ai sindacati il suo piano di tagli. Rischiano il posto 2.900 persone: 300 piloti, 900 assistenti di volo e 1.700 impiegati del personale di terra.
Vogliamo che De Juniac lasci la compagnia. A lui importa solo la difesa degli interessi degli azionisti e da quando è arrivato non ha fatto che prendersela con i dipendenti!
Vittime di cori e percosse sono stati, in particolare, due dirigenti: il numero uno di Orly, Pierre Plissonnier, e il responsabile delle Risorse Umane, Xavier Broseta, rimasto a torso nudo e costretto a scavalcare i cancelli per scappare. La compagnia, in un comunicato, ha già fatto sapere che sporgerà querela.
L’annuncio dei tagli segue la rottura dei negoziati con i sindacati della settimana scorsa. Nodo principale: la ristrutturazione con cui il capo del gruppo Air France-KLM, Alexandre De Juniac, punta al ritorno all’utile.
“Abbiamo piccolissimi aumenti di salario e non ci riconoscono i diritti della nostra professione, ecco il punto”, lamenta un dipendente intervenuto alla manifestazione. “Vogliamo che il signor De Juniac lasci la compagnia, perché a lui importa solo la difesa degli interessi degli azionisti e da quando è arrivato non ha fatto che prendersela con i dipendenti”, aggiunge rabbioso.
“Ci chiedono di lavorare di più ma abbiamo già concesso tanto nell’ultimo piano di rilancio”, gli fa eco una donna. “Il salario si è abbassato, le ore sono aumentate. E ora ci chiedono di lavorare ancora di più. Così moriremo, non possiamo lavorare di più!”, afferma.
Nemmeno l’idea dell’anno scorso di un vettore low-cost con sede fuori dalla Francia era piaciuta: gli scioperi sono costati alla compagnia 500 milioni di euro. Il governo di Parigi, dal canto suo, chiede con forza alle parti che si torni al tavolo dei negoziati per evitare quelli che sarebbero i primi licenziamenti coatti dall’inizio degli anni 90.