"Guardare il lato positivo della vita", incontro con l'enfant terrible Jean Paul Gaultier

"Guardare il lato positivo della vita", incontro con l'enfant terrible Jean Paul Gaultier
Di Euronews
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Isabelle Kumar, euronews: È l’artista provocatorio che ha rivoluzionato la moda. Festeggia 40 anni di carriera con una mostra che ha fatto il giro

Isabelle Kumar, euronews: È l’artista provocatorio che ha rivoluzionato la moda. Festeggia 40 anni di carriera con una mostra che ha fatto il giro del mondo. In Germania, al Kunsthalle di Monaco di Baviera incontriamo Jean Paul Gaultier. La mostra in un certo senso ripercorre la sua storia, le sue creazioni sono diventate delle opere da museo, ma che effetto le fa vedere la sua vita esposta in questo modo?

JPG, l’enfant terrible della moda

  • Jean Paul Gaultier è nato nel 1952 nella periferia a sud di Parigi
  • Per la sua carriera è stato fondamentale il rapporto con la nonna
  • Giovane talento, sin da piccolo disegnava schizzi di moda
  • Nel giorno del suo diciottesimo compleanno è stato assunto da Pierre Cardin, malgrado non avesse nessuna formazione specifica
  • È diventato famoso per essere l’ “enfant terrible” della moda e aver rotto tutte le regole
  • Tra i suoi capi più innovativi c‘è il reggiseno conico di Madonna per il suo ‘Blonde Ambition Tour’
  • Quest’anno ha abbandonato il prêt-à-porter per concentrarsi sull’alta moda

Jean Paul Gaultier: Francamente non provo nessuna nostalgia nel senso romantico e triste che possono assumere questi termini. Questa mostra potrebbe essere una raccolta di ricordi, ma io non ho tempo per i ricordi perché cerco di trasformarla in una nuova avventura. Rivisito i vestiti creati in passato, faccio delle prove. Voglio che continuino a trasmettere i messaggi per i quali li avevo creati, che siano dei capi che nella loro trasparenza siano comunicativi e coerenti. Ci lavoro molto e cerco di adattare la mostra alla città in cui viene esposta. Isabelle Kumar, euronews: Ma a un certo punto lei non aveva detto che per avere i propri vestiti esposti in un museo bisognava essere morti?

JPG: Certo, ed è proprio per questo che ho cercato di non farne una mostra da museo ma più che altro un’esposizione viva e gioiosa. Per me è stata la cosa più importante da affrontare sin dall’inizio quando a Montreal mi hanno proposto di realizzare una mostra. Il gruppo responsabile dell’esposizione era composto da un gente dinamica e infatti ho chiesto se potevo avere dei modelli che parlavano perché si dice sempre che i modelli …

Isabelle Kumar, euronews: Nella mostra ci sono dei volti che parlano da soli, è stupendo…

JPG: Esatto! Ho visto uno spettacolo che si chiama “Les Aveugles” realizzato dal canadese Denis Marleau, che ha portato in scena dei monaci che parlavano. Dei religiosi, sia donne che uomini. Alla fine della pièce si percepiva che non erano presenti fisicamente ma erano solo delle proiezioni. Era come se si fosse trattato di un sogno. Quindi ho pensato di chiedere proprio a Denis Marleau di realizzare delle proiezioni e far parlare le modelle. Siccome sono belle si pensa che debbano tacere e che non abbiamo nulla da dire. Cosa non vero. Nella mostra parlano e dimostrano di poterlo fare anche molto bene.

Isabelle Kumar, euronews: Abbiamo chiesto ai telespettatori di inviarci le loro domande per questa intervista. Ne abbiamo ricevute moltissime, tra cui quella di Steven Davis che le chiede se è orgoglioso di quello che ha realizzato..

JPG: La cosa di cui vado più fiero è di essere riuscito a restare me stesso. Quando ero un ragazzino volevo fare questo mestiere. Avevo visto un film che si chiamava “Falbalas”, una pellicola che mi ha indicato la strada. Io volevo entrare nella moda, fare delle sfilate, che però dovevano essere come nel film, cioè con delle modelle che sfilavano e che erano come delle eroine. Quando ero piccolo, e non facevo ancora il mio lavoro, io mentivo su me stesso: non ero accettato dagli altri perché giocavo male a calcio. Poi all’improvviso facendo questo mestiere mi sono reso conto che non avevo più bisogno di mentire perché avevo realizzato il mio sogno di bambino.

Isabelle Kumar, euronews: Torniamo alla sua infanzia. Il ruolo della musa è importante per lei. Vediamo qui la sua prima musa. Non vorrei offenderla ma non è molto carina…

JPG: Ho capito di chi sta parlando…ma come? Sta insultando il mio orsacchiotto?

Isabelle Kumar, euronews: Si chiama Nana..ci racconta qualcosa di lei?

JPG: Io volevo vestire Nana. In realtà da piccolo volevo una bambola ma i miei genitori pensavano che non fosse la cosa migliore per un bambino. Allora ho fatto delle protesi al mio orsetto, cioè dei seni conici con del cartone.

Isabelle Kumar, euronews: Sono stati i primi seni conici..

JPG: Ora si dice che li ho inventati per Madonna. Ma non è vero. Li ho fatti prima di tutto per il mio orsachiotto.
Poi li ho realizzati per una collezione nell’81 dove ho cominciato a creare dei corsetti ed abiti con corsetti. Sono creazioni che devo a mia nonna che indossava un corsetto che la faceva apparire con la vita sottile. Quando era più giovane e doveva indossarlo, beveva dell’aceto e si faceva stringere con forza i laccetti dietro per poter avere delle contrazioni allo stomaco il risultato era una figura ancora più sottile.

Isabelle Kumar, euronews:.. uno strumento di tortura che è diventato..

JPG:.. di seduzione.

Isabelle Kumar, euronews: Si, certo di seduzione.

JPG: In qualche modo il paradosso è che io sono arrivato in un periodo di post femminismo. Cioè dopo che le donne si sono strappate e messo alla gogna i reggiseni come un gesto di liberazione. Al contrario la generazione successiva, composta forse dalle figlie di queste stesse femministe, avevano voglia di sedurre ma scegliendo di farlo. Senza essere degli oggetti. In questa condizione io ho messo l’uomo. “L’uomo oggetto” è infatti stato il tema della mia prima sfilata di moda uomo.

Isabelle Kumar, euronews: Torniamo a sua nonna che è stata una persona davvero molto importante per lei. Mi ha detto che ha scoperto il corsetto grazie a lei, ma anche la moda, il maquillage, il mondo delle donne. Che cosa le piaceva di questo mondo?

JPG: Prima di tutto a scuola trovavo le ragazze più interessanti rispetto i ragazzi. Pur avendo la stessa età avevano molti interessi, che erano tra l’altro più vicini ai miei e che comunque mi facevano scoprire molte più cose rispetto ai ragazzi che non pensavano ad altro che a giocare a calcio. Mi rendo conto che sto ripetendo delle critiche verso il calcio ma è davvero quello che ho vissuto. Mi ero reso conto che insieme alle ragazze stavo bene, ero contento e mia nonna mi lasciava completamente libero. Visto che ero figlio unico, vivevo da lei tutti i giovedì, che era il giorno senza scuola. Da lei potevo guardare la televisione, sia le trasmissioni non indirizzate ai bambini ma anche quelle vietate. Io vedevo tutti questi programmi e spaziavo con la mente. Ho scoperto il corsetto, le piume degli uccelli del paradiso. Era stupendo. Stavo scoprendo un mondo che non conoscevo e che mi faceva sognare.

Isabelle Kumar, euronews: Lei viene da un mondo forse più semplice, i suoi genitori erano…

JPG: Erano dei francesi della classe media.

Isabelle Kumar, euronews: Lei è cresciuto in una casa popolare.

JPG: Una casa popolare in una cittadina comunista, ad Arcueil, nella periferia al sud di Parigi. Dunque io sognavo, pensavo ad altre cose ed è così che ho arricchito il mio universo di sogni..

Isabelle Kumar, euronews: Ma cosa pensavano i suoi genitori? Sua mamma era una cassiera e suo papà un contabile. Ecco se posso permettermi..lei era un bambino piuttosto eccentrico…

JPG: Ma no, non hanno avuto paura. Mi hanno lasciato disegnare. Io non ho fatto la scuola di moda. Leggevo delle riviste, le sfogliavo e da questi giornali imparavo a conoscere la moda. La scoprivo poco a poco. All’inizio erano come una bibbia, solo alcune volte mettevo in dubbio quello che dicevano. Poi sempre di più, decisamente di più. Ma all’inizio no. È così che ho imparato.Ma al tempo stesso mi esercitavo. Ad esempio leggevo: Pierre Cardin ha presentato oggi la sua collezione di alta moda, con 300 modelle. Allora mi dicevo: “Allora io ne faccio 301..302!” Sono andato a lavorare da Cardin a 18 anni. I miei genitori hanno fatto vedere i miei schizzi a un vicino la cui ex moglie era illustratrice per la rivista “Le Petit écho de la mode” e la sua reazione era stata: “Bisogna mostrarli assolutamente a qualcuno dell’ambiente..”.

Isabelle Kumar, euronews: E li avete mandati a Pierre Cardin?

JPG: Li abbiamo mandati a tutti gli stilisti e Pierre Cardin mi ha risposto. E mi ha assunto il giorno del mio 18esimo compleanno. Ero andato da lui con mia madre che aveva ricevuto la chiamata. Poi lei mi ha aspettato all’entrata. Sono andato a Place Bauveau e l’ho incontrato e gli ho detto: “Vado ancora a scuola” e mi ha risposto: “Quando potreste venire?” ho ribattuto: “Questo e quel pomeriggio…” e allora ha concluso: “D’accordo è assunto”.

Isabelle Kumar, euronews: Possono ancora accadere queste cose ora nel mondo della moda?

JPG: Volere è potere. Si, magari in un altro modo rispetto al passato..adattandosi ai circuiti di oggi. Ora c‘è internet, che prima non c’era. Quindi i mezzi per comunicare sono diversi ma penso che ci siano ancora dei sogni che possono essere realizzati. Quando crediamo fermamente in una cosa magari abbiamo davanti un percorso difficile ma se ci impegnamo davvero riusciamo a realizzarla. Penso che il termine “impossibile” non esista in francese.

Isabelle Kumar, euronews: Lei è ossessionato dal lavoro e si dice che ogni giorno ha una nuova mania. Qual è quella di oggi?

JPG: È quella di aver abbandonato il prêt-à-porter. Ho creato collezioni prêt-à-porter per quarant’anni. È stato bellissimo, ma ora il mondo è cambiato e creativitamente parlando siamo meno liberi. Io ho avuto la fortuna di conoscere la vera libertà. Quindi da un certo punto di visto continuo ad averla. Ed è per questo ho mandato in pensione il prêt-à-porter ma continuo a fare alta moda insieme ad altri progetti.

Isabelle Kumar, euronews: Questo ci porta alla domanda del nostro telespettatore: “Quando andrà in pensione?”

JPG: Vi dirò una cosa: io ho iniziato a lavorare ben prima di cominciare questo mestiere. Quindi se un giorno non potrò più camminare e non potrò fare nulla, potrei continuare a fare i miei schizzi o immaginarli e poi chiedere a qualcuno di disegnarli semplicemente per il piacere di vederli..

Isabelle Kumar, euronews: Torniamo alla vostra carriera e a Madonna, altra musa per voi molto importante. Lei ha disegnato un modello molto aderente ai suoi seni conici, ma che cosa l’attirava di questa donna?

JPG: Trovo che noi da un certo punto di vista eravamo davvero anime gemelle. Lei è la donna che appariva e che ammiravo e al tempo stesso rappresentava con i miei vestiti. Per lei ho disegnato dei modelli piuttosto mascolini accompagnati da dei corsetti. Quindi al tempo stesso rappresentava potere e seduzione. È esattamente quello che lei incarnava.

Isabelle Kumar, euronews: Si ma è vero che l’avete chiesto in sposa?

JGP: Tre volte. Lei ha sempre rifiutato e credo che sia meglio così.

Isabelle Kumar, euronews: Si ma è interessante, perché l’ha chiesta in sposa? Non vorrei entrare troppo nel personale ma…

JPG: In qualche modo si trattava di un atto simbolico.Ma credo che noi condividessimo una specie di visione comune per molte cose..come la sessualità, i rapporti tra uomo e donna. Queste similitudini io le vedevo come un traguardo tra noi. E per me il modo più bello per dimostrarglielo era il matrimonio. Non è lo stesso per lei. Tanto che l’ha anche provato nella vita: ha divorziato due volte.

Isabelle Kumar, euronews: Ma la questione della sessualità…si trattava di un matrimonio più che altro platonico…

JPG: Non lo so davvero perché in fondo lei era molto mascolina… e a me questo piaceva molto.

Isabelle Kumar, euronews: Anna Karen ci domanda : “Qual è la sua modella o attrice preferita come indossatrice dei suoi vestiti?”

JPG: Dunque l’attrice preferita direi che è Micheline Presle, visto che è proprio lei che mi ha fatto scegliere questo mestiere dopo aver visto il film “Falbalas. Poi ovviamente ci sono delle muse come Catherine Deneuve che da sempre rappresenta la “donna parigina”. Ma io credo di sentire un profondo senso di ammirazione per le persone che hanno un loro proprio universo e che qualche volta non sono veramente nella realtà come l’immagine che abbiamo di loro. Per esempio la stessa Catherine Deneuve che sotto questa apparenza fredda e glaciale, lo sappiamo molto bene, in verità è una donna di grandi visioni e molto curiosa…e io adoro la differenza.

Isabelle Kumar, euronews: Lei ama anche le imperfezioni…. perché?

JPG: Si, ma che cos‘è un’imperfezione? Credo che ci sia un altro modo di vedere le cose. Rosy de Palma ad esempio, con il suo naso e il suo corpo…come dice lei stessa è una specie di Picasso vivente! Cioè un quadro di Picasso, uno dei suoi personaggi…Credo che non esista una sola forma di bellezza, ve ne sono moltissime. Penso che l’intelligenza e l’animo nobile emergano. È per questo che ci sono persone che, con l’età, sono ancora più belle di quando erano giovani.

Isabelle Kumar, euronews: È per questo che lei fa sfilare modelli anche di una certa età?

JPG: Di una certa età e anche con diverse figure. Non soltanto donne piuttosto rotonde ma anche molto magre.. ma non impongo delle regole. Per fortuna non è così e al contrario credo che si debba coltivare la differenza.

Isabelle Kumar, euronews: Ecco perché lei è visto anche come uno stilista che ha democratizzato la moda. Al tempo stesso lei ora ha scelto l’alta moda e questo non va contro alla democratizzazione?

JPG: No, non credo. Gli abiti di alta moda sono in effetti molto cari ma la moda permette anche di realizzare delle creazioni. Sono modelli che hanno un pubblico ristretto ma permette di vendere anche altri prodotti come gli accessori, i profumi. Poi penso che grazie alla diffusione delle immagini tutti possono vestire Gaultier realizzando i miei modelli ispirandosi a quello che faccio.

Isabelle Kumar, euronews: Ora lei avrà quindi più tempo libero, come lo userà?

JPG: Le mie giornate sono strapiene di impegni e alla fine ho i tempi stretti perché ho nuovi progetti.

Isabelle Kumar, euronews: Quali sono questi nuovi progetti?

JPG: Realizzare dei costumi per uno spettacolo. Pensare a una rivista ..forse un giorno farò una rivista. Disegnare dei vestiti economici per il Giappone dove presto andrò. Stessa cosa per l’Australia, sempre con prezzi abbordabili. Come vede la democratizzazione continua..anche se in un altro modo.

Isabelle Kumar, euronews: Putroppo io come molta altra gente non ho i mezzi economici per entrare in una boutique di Jean Paul Gaultier ma quali consigli ci può dare per aiutarci ad essere più chic?

JPG: La prima cosa importante è realizzare un lavoro su se stessi. Vuol dire prima di tutto imparare ad accettarsi sotto tutti i punti di vista e soprattutto e non rinnegarsi. Se vi sentite a disagio con voi stessi e avete voglia di cambiare il colore dei capelli, il naso o mettervi una protesi dentale o sulle guance va bene se vi fa sentire meglio. Ma la cosa importante è scoprire se stessi. Imparare ad accettarsi per quello che siamo e per quello che facciamo anche nel lavoro. Oppure anche no e ma essere soddisfatti per quello che avete scelto. Fatto questo tutto andrà meglio.

Isabelle Kumar, euronews: Torno alla domanda sul prêt-à-porter. Lei è stato abbastanza critico nei confronti della moda attuale..

JPG: Che tipo di critiche?

Isabelle Kumar, euronews: Dicendo che va tutto troppo veloce, non c‘è mai tempo per innovare..

JPG: Ma non è una critica verso la moda e gli abiti. È una critica al sistema. Si perché stiamo attraversando un periodo di crisi e non credo che facendo più modelli, piu vestiti si possa migliorare la situazione. Non penso nemmeno che sia una soluzione quella di offrire dei vestiti per fare della pubblicità a delle persone che avrebbero i mezzi per acquistarli. Lavorare gratis non è un bene per nessuno. Ed è una forma di disprezzo per gli stilisti.

Isabelle Kumar, euronews: Lei mi porta direttamente alla questione sulla responsabilità sociale. Che lo voglia o meno lei ha una certa responsabilità sociale come stilista, in quanto celebrità. Sono scoppiati degli scandali sulle fabbriche in Bangladesh dove i lavoratori sono trattati e sono degli schiavi. Anche qui da noi. La colpisce questa cosa? Pensa di fare qualcosa?

JPG: Certo che mi colpisce, ma non saprei quale possa essere la soluzione. Non sono un politico per fortuna e nemmeno un economista. Dunque non so come si potrebbe risolvere il problema.

Isabelle Kumar, euronews: Quando lei parla di vestiti dai prezzi abbordabili e pensa a del prêt-à-porter più economico, lei è sa dove vengono fabbricati i tessuti e i vestiti?

JPG: Certo, ovviamente so che ci sono molte cose che vengono prodotte in Cina. Osservo e sono dispiaciuto ma non ho una soluzione. Non è a me che bisogna porre la domanda. È compito dei signori politici che su questo dovrebbero di darsi una mossa..

Isabelle Kumar, euronews: Come fa a tenere i piedi per terra? Lei vive in un mondo eccentrico: la moda..

JPG: Si, ma io non frequento quel mondo. Io lavoro…Faccio quello che mi piace che è il mio lavoro. Quindi forse questo mi risparmia e preserva.

Isabelle Kumar, euronews: Ora la domanda di Petro Brits: “Qual è la cosa più importante che avete imparato nella sua carriera? che è composta da diverse tappe..

JPG: Si, ho anche realizzato un disco che non ha avuto successo per nulla! Ma in fondo ho fatto un sacco di cose differenti a cui non avrei mai pensato. Alla fine tutte queste avventure mi hanno permesso di vincere la mia timidezza, perchè in fondo sono un gran timido anche se non sembra e sono riuscito a superarla. Perchè quando si è nell’acqua bisogna comunque nuotare…

Isabelle Kumar, euronews: Cosa lascia in eredità?

JPG: Non ci penso alla mia eredità. Non sono andato da un notaio!

Isabelle Kumar, euronews: Cosa lascerebbe allora al mondo della moda?

JPG: Non so. Quello che ho cercato di fare nella mia carriera è fare in modo che la gente allarghi il proprio sguardo e che si accorga che non esiste un’unica bellezza ma tante forme di bellezza.

Isabelle Kumar, euronews: Abbiamo ora una domanda di Ekaterina Shamakanova che chiede: Cos‘è per voi la felicità?

JPG: La felicità? Sapendo che lavoro come un pazzo ma che per me rappresenta non un mestiere ma la gioia oltre a questo direi che raggiungo la felicità in alcuni momenti di contemplazione. Come quando resto a letto e guardare la televisione mangiando degli spaghetti! Oppure quando sono in Grecia e mi trovo in contemplazione e ascolto il silenzio e vedo il vulcano a Santorini. È bellissimo! Ecco momenti così. La felicità la raggiungi anche con dei momenti che ti colgono di
sorpresa. Non c‘è nulla di meglio di una sorpresa, no? La vita sta scorrendo normalmente poi di colpo vieni assalito da qualcosa di inatteso ed è formidabile!

Isabelle Kumar, euronews: La infastidisce invecchiare? Su alcuni poster viene ritratto con un volto senza rughe, è JPG di vent’anni fa?

JPG: Ma certo! Questo è il risultato di Pierre & Gilles che sono assolutamente i migliori chirughi estetici. E in più vi assicuro non c‘è bisogno di anestesia e si è subito in forma. Intervengono e se ne esce impeccabili. Ma sapete io ho avuto la fortuna di avere una nonna straordinaria che adoravo. Per me la vecchiaia rappresenta la gioia di vivere e la bellezza e anche l’amore. Quindi non ho paura di invecchiare.

Isabelle Kumar, euronews: Ci sono dei ricordi di sua nonna che la confortanno quando è lontano dal suo ambiente, dai suoi amici?

JPG: Ma vi dirò qualcosa che ha anche un legame con la vecchiaia. Mia nonna aveva i capelli bianchi, molto candidi. Era molto bella. Lei si faceva fare dei riflessi leggermente blu per evitare che dai capelli bianchi emergesse il giallognolo. Volevo farglielo io e lei me lo faceva fare. Io avevo sette o otto anni e una volta gli ho messo il prodotto. Ma dentro di me volevo che avesse i capelli più scuro perchè apparisse più giovane. Allora sapete cosa ho fatto? Le ho lasciato il prodotto più tempo pensando che il risultato sarebbero stati i capelli neri. Invece erano diventati violetti! Mi ricordo che diventò furiosa! Le dicevo: “Nonna non so che cosa è successo” . In verità avevo lasciato il prodotto per mezz’ora anziché 5 o 10 minuti. Lei non aveva il senso del tempo. Era arrabbiatissima e per non darmi una sberla si tratteneva e scaricava la rabbia dando colpi sulla tavola con una pentola. Era stupenda. Ecco questo è un ricordo che mi stringe il cuore: di lei che con amore verso di me colpisce a padellate il tavolo con tutti i capelli viola.

Isabelle Kumar, euronews: Vede sempre il lato divertente della vita!

JPG: Credo che sia meglio no? In ogni caso, ridere fa bene. È necessario, di vitale importanza. Sembra che sia comparabile ad una buona bistecca. Così ci si può permettere di essere vegetariani!

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