Grecia: cronaca di una crisi

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Di Cecilia Cacciotto
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All’indomani del sì del parlamento greco alle misure di austerità per incassare il prestito di 86 miliardi dai creditori internazionali, Alexis

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All’indomani del sì del parlamento greco alle misure di austerità per incassare il prestito di 86 miliardi dai creditori internazionali, Alexis Tsipras perde la maggioranza. Syriza infatti si spacca e lui convoca elezioni anticipate.Un rischio ben calcolato? Si vedrà, ma il leader di Syriza spiega così la sua decisione:

“Con il vostro voto giudicherete se l’accordo che abbiamo raggiunto è quello giusto per superare l’impasse, per ridare il via alla ripresa economica per aiutarci a mettere fine alle misure di austerità”.

Ritrovare una stabilità economica fuori dall’austerità, così Tsipras convince anche l’ elettorato più moderato a votarlo nel gennaio scorso.I greci spossati da anni di crisi e una disoccupazione senza precedenti, gli danno fiducia.
Alexis Tsipras:“L’esito del voto mette fine, senza ombra di dubbio al circolo vizioso dell’austerità”.La realtà si presenta diversa e difficile. Dopo diversi viaggi a Bruxelles non ottenendo un nulla di fatto, Atene il 29 giugno chiude le banche per limitare la fuga di capitali all’estero.

Fatto che non fa che peggiorare la situazione, aumentando peraltro l’incertezza sulla tenuta della Grecia nella zona euro.Atene salta il pagamento di una rata del credito concesso dall’Fmi.

Tsipras intanto ottiene uno schiacciante sì al referendum contro il programma dell’eurogruppo che prevede nuove misure d’austerity.Il giorno dopo Yannis Varoufakis, il ministro delle Finanze si dimette.

Tsipras è costretto a sacrificare la testa del suo braccio destro per ingraziarsi i creditori internazionali. E paradossalmente avanza misure d’austerity più dolorosore rispetto allo stesso programma proposto qualche giorno prima dalla troika.

È il 13 luglio, si arriva a un accordo che permette a Atene di restare nell’euro-zona e di staccare un assegno di 86 miliardi di euro.Il parlamento vara le misure, ma 43 deputati ribelli si astengono o votano contro e decidono di lasciare il partito, fondando Unità Popolare.

La nuova formazione è guidata da Panagiotis Lafazanis, l’ex ministro dell’Energia. Il partito diventa la terza forza del Paese.

Tsipras non ha più una maggioranza parlamentare, l’unica alternativa che intravede è andare al voto anticipato.

Le riforme più dure, che prevedono un aumento delle tasse e un ritocco al ribasso delle pensioni, devono ancora venire.

Previste per ottobre, Tsipras sa di aver bisogno di una maggioranza blindata su cui contare.

Eleni Rizopoulou, euronews:
-Ci colleghiamo con Atene, dove ritroviamo il nostro corrispondente, Stamatis Giannisis.
Stamatis, cosa ci puoi dire in chiusura della campagna elettorale in Grecia? Cosa dicono gli ultimi sondaggi?

Stamatis Giannisis, euronews:
“Dopo 20 sondaggi fatti a livello nazionale nelle ultime due settimane, tutti i partiti hanno una stima sulla percentuale di voti che riceveranno domenica, hanno cercato in tutti i modi di intercettare il consenso degli indecisi, che a quanto pare determineranno il risultato finale.
Al momento, stando ai sondaggi, possiamo dire che la battaglia si gioca tra Syriza e Nuova Democrazia, dati testa a testa, secondo alcuni sondaggi a un punto percentuale di distanza.
Questo rende molto difficile per gli analisti avanzare un’anticipazione, perché non sanno come il voto degli indecisi sarà ripartito se tra i i partiti più piccoli, o se andrà a uno dei partiti maggiori, facendogli ottenere la maggioranza assoluta”.

-Qual è il sentimento in Grecia e come gli elettori giudicano questa ulteriore tornata elettorale che arriva a neppure nove mesi dalla precedente?

“Domenica, gli elettori greci vanno alle urne per la terza volta in nove mesi. La prima volta è stato in gennaio per le politiche, in seguito all’impossibilità del parlamento di eleggere il nuovo presidente della Repubblica.
La seconda volta, lo scorso 5 luglio, quando il governo Tsipras ha indetto un referendum, per chiedere ai greci di approvare o bocciare la proposta di accordo avanzata dai creditori internazionali.
Domenica i greci tornano alle urne per rinnovare il parlamento sperando di arrivare a formare un governo o avere una coalizione di governo che metta in atto le misure previste dall’accordo di salvataggio, varate dal parlamento che è appena andato a casa.
Si puô capire la stanchezza dei greci, non sono riluttanti, ma sicuramente sono un po’ più preoccupati rispetto a gennaio o a luglio. Sanno infatti che chiunque andrà al governo, dovrà implementare misure di austerità per mantenere fede agli impegni presi a Bruxelles. Misure che renderanno la vita per i greci ancora più difficile”.

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