Yemen: una pedina cruciale nello scacchiere geopolitico della regione

La città vecchia di Sana’a, tesoro dell’UNESCO e dell’umanità, ferita dalle bombe. Sono le immagini dello Yemen che arrivano al mondo. Testimonianza del braccio di ferro che si sta giocando tra le due potenze della regione: l’Iran e l’Arabia Saudita.
I bombardamenti sulla capitale yemenita vengono condotti da una coalizione, guidata dal regno wahabita, che finora non è riuscita ad avere la meglio sui ribelli Houthi, miliziani sciiti originari del nord del Paese, sostenuti dall’Iran.
La maggior parte dello Yemen è ormai nelle loro mani e da settembre anche la capitale è passata sotto il loro controllo.
A resistere agli Houthi, che a gennaio avevano deposto il presidente Mansour Hadi, ci sono anche le tribu sunnite, sostenute dagli jihadisti del sedicente Stato Islamico.
L’attuale situazione di caos non è nuova per il Paese. Nel 2011 una rivolta scoppiò contro Ali Abdallah Saleh al potere dal 1978 nel nord e poi, dopo la riunificazione, in tutto lo Yemen.
Nel febbraio 2012 la primavera araba yemenita poterà alla partenza del dittatore. Una partenza preparata e negoziata dalle monarchie del Golfo e firmata a Riyad.
Il Paese della penisola araba ha spesso vissuto l’ingerenza degli attori principali della zona. Nella regione i sunniti rappresentano l’80% dei musulmani. L’intento dell’Iran, a maggioranza sciita, è chiaro: far diventare Paesi come lo Yemen o la Siria preziosi alleati.
Per l’Arabia Saudita lo Yemen è strategicamente troppo importante per perderlo.
Una semplice pedina sullo schacchiere geopolitico potrebbe rivelarsi strategica per vincere la partita. Al momento i negoziati di pace sono in fase di stallo e non sembrano esserci piani in grado di riportare l’ordine nel Paese.