Economia, assistenza sanitaria e immigrazione sono alcuni dei temi più dibattuti nella campagna elettorale britannica. Un terreno di scontro in cui
Economia, assistenza sanitaria e immigrazione sono alcuni dei temi più dibattuti nella campagna elettorale britannica. Un terreno di scontro in cui nessuno dei due principali partiti è riuscito a portarsi in testa.
Non è un caso se le proposte di Tories e Laburisti si assomigliano. Puntando al centro, entrambi cercano di presentarsi come buoni amministratori dello Stato.
Bilancio
A questo fine, si impegnano a ridurre il deficit, attualmente al 5,7% del Pil. L’unica differenza è il lasso di tempo. I laburisti vogliono procedere gradualmente, mentre i conservatori promettono di centrare l’obiettivo nel 2018, effettuando tagli di bilancio per sedici miliardi di euro: una somma che dovrebbe servire a finanziare 3 milioni di posti per l’apprendistato.
I laburisti intendono mettere un tetto alla spesa strutturale per le prestazioni sociali e propongono di aumentare il salario minimo sopra gli 11 l’euro l’ora.
Sistema sanitario
Tra le prime preoccupazioni degli elettori del Regno Unito, davanti a salari e immigrazione, c‘è il futuro del Servizio sanitario nazionale.
Accusati dai loro avversari di volerlo privatizzare, i conservatori hanno assunto l’impegno di investire nella sanità oltre 11 miliardi di euro entro il 2020, senza precisare dove troveranno i fondi.
Il labour ha promesso 13,6 miliardi finanziati dalle entrate fiscali.
Immigrazione
L’immigrazione, specie quella che proviene dagli altri Paesi europei, è un tema di inquietudine a cui nessuno dei due partiti vuole sembrare indifferente.
I conservatori propongono di espellere gli stranieri che non trovano impiego dopo sei mesi sul suolo britannico.
Tories e Laburisti vogliono limitare l’accesso alle prestazioni sociali. Un diritto che gli immigrati acquisirebbero dopo 4 anni con i Conservatori, dopo due anni con il Labour.
Europa
Per finire, i due Partiti puntano a rivedere le relazioni del Regno Unito con l’Europa. Cameron spinge per un referendum nel 2017 sulla permanenza nell’Unione, Miliband si limita a promettere un maggior peso di Londra in un’Europa riformata.