Obama sulle orme di Martin Luther King, difende i passi avanti fatti in materia di diritti civili e contro la segregazione razziale.
"Se pensate che nulla sia cambiato negli ultimi cinquant'anni provate a chiedere a qualcuno vissuto a Selma, Chicago o Los Angeles negli anni '50. Chiedete alla donna Manager che un tempo avrebbe al massimo potuto ambire ad un posto da segretaria. Cinquant'anni dopo la nostra marcia non è ancora finita, ma ci stiamo avvicinando. A duecentotrentanove ann
Tra le polemiche per le recenti violenze della polizia contro cittadini afroamericani, gli Stati Uniti ricordano le lotte per i diritti civili.
Il presidente Barak Obama ha commemorato ieri il cinquantenario della prima Marcia di Selma, in Alabama, tornando a sfilare sul ponte dove i neri che dimostravano per il proprio diritto di voto vennero brutalmente assaliti dalla polizia.
“Se pensate che nulla sia cambiato da allora – ha detto Obama – provate a chiedere a qualcuno che abbia vissuto negli anni ’50.
Chiedelo alla Direttrice Generale che al massimo avrebbe potuto ambire ad un posto da segretaria.
Cinquant’anni dopo quella Domenica di Sangue la nostra marcia non è ancora giunta al termine, ma ci stiamo avvicinando.
A 239 anni dalla fondazione la nostra nazione non è ancora perfetta, ma ci stiamo arrivando”.
Allora – il 7 marzo 1965 – 600 dimostranti che chiedevano un effettivo diritto di voto per i cittadini di colore vennero circondati e malmenati dalla polizia. Le immagini provocarono indignazione di tutto il Paese.
Due giorni dopo 2’000 persone tornarono sul ponte in raccoglimento assieme al leader del movimento dei diritti civili Martin Luther King.
Altre due settimane ed il revendo King, alla teste di migliaia di persone, marciò per quattro giorni, sino alla capitale dell’Alabama Montgomery.
Qualche mese dopo il Presidente Lyndon Johnson firmò il Voting Rights Act, che garantiva il suffragio universale.