G20: atto finale

G20: atto finale
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Cinque anni dopo la sua nascita, il G20 sbarca a San Pietroburgo. Crisi economica e disoccupazione, i principali temi in agenda.
I grandi, e non solo, della terra non potranno però non parlare della crisi siriana.

Crisi che ha allargato il fossato tra Stati Uniti e Russia, essendo Mosca alleato storico della Siria.

A rendere tesi i rapporti tra Russia e Usa, l’affare Snowden, in seguito al quale Barack Obama ha annullato il vertice bilaterale con Putin, che avrebbe dovuto tenersi alla vigilia del G20.

Mercoledì, il presidente Putin aveva detto che il fatto di per sè non èra poi così grave, negando inoltre di avere un brutto rapporto personale con Obama.

Vladimir Putin, presidente russo:
“Il presidente Obama non è stato eletto dagli americani con lo scopo di essere compiacente con i russi. E il vostro misero servo non è stato eletto dai russi per fare altrettanto con gli americani. Lavoriamo, discutiamo su alcuni punti, siamo esseri umani e a volte ce la prendiamo. Ripeto però ancora una volta che interessi globali sono buone basi di partenza per soluzioni condivise”.

La Siria aveva già appesantito il clima del G8, svolto nell’Irlanda del Nord, lo scorso giugno.
Il sostegno di Hezbollah al regime siriano aveva spinto Washington a annunciare il proprio sostegno militare ai ribelli.

Dopo due ore di riunione, Obama e Putin si presentavano davanti alle telecamere tesi e non nascondevano di avere posizioni divergenti.

Eppure, il primo mandato di Obama era iniziato con la piena volontà di rilanciare le relazioni con i russi.

Andrei Belkevich , euronews:

-Il G20 sarebbe dovuto essere preceduto dal summit russo-americano.
Si pensava che Barack Obama avrebbe incontrato Vladimir Putin e insieme avrebbero parlato dei problemi mondiali più urgenti. La crisi siriana, per esempio.
Obama invece ha annullato l’incontro con Putin dopo che Mosca ha deciso di dare asilo politico a Edward Snowden, l’ex contractor della NSA.
Parliamo delle relazioni russo-americane con Fiodor Loukianov, caporedattore della rivista “La Russia e la politica estera”.
La maggiorparte degli analisti concordano nel dire che Snowden non sia la causa ma il pretesto di quest’annullamento e dei rapporti nuovamente tesi tra Mosca e Washington. Qual‘è la vera causa, secondo lei?

“Se non ci fosse stato l’affare Snowden, Obama sarebbe venuto a Mosca e in questo caso, il problema vero si sarebbe manifestato, ossia Putin e Obama non hanno niente da dirsi.
Certo ci sono dei problemi, soprattutto adesso con la crisi Medio orientale. Ma si tratta di routine politica, anche se si tratta di una forte crisi.

La i problemi che stanno alla base delle relazioni bilaterali, come la riduzione degli armamenti, non sono più oggetto di discussione perché la Russia non ne vuole più parlare.
La Russia sta bene così. È soddisfatta della situazione attuale.
È inutile parlare di temi come democrazia, diritti civili, all’ordine del giorno anche in epoca sovietica, perché le posizioni divergono radicalmente.
E se si dà uno sguardo al programma comune si può vedere che non resta più niente”.

-Lei dice che non esiste più un programma comune tra Russia e Stati Uniti. E probabilmente questa situazione non cambierà in un futuro prossimo.
Forse non è la situazione peggiore, forse potremmo d’ora in poi costruire un rapporto senza troppi drammi, senza troppa passione, che consenta di
risolvere passo dopo passo i problemi del quotidiano. Che ne pensa?

“Sarebbe questo il caso, se la situazione mondiale fosse calma, prevedibile e controllabile.
Potremmo prenderci una pausa e affrontare serenamente i problemi tecnici e attendere il momento giusto per un nuovo dialogo sui temi più importanti.
Ma viviamo in un mondo dove quasi tutti i giorni succede qualcosa. Quello che ieri era un’evidenza, oggi è il suo esatto contrario. In questa situazione una pausa tranquilla tra Mosca e Wasghinton non è possibile.
Cosa chiarissima con l’attuale situazione in Medio Oriente”.

-Nel corso del prossimo G20 di San Pietroburgo, crede sia possibile un calo di tensione tra Mosca e Washington o al contrario la situazione rischia di peggiorare?

“Il principale problema che mina le relazioni russo-americane non troverà soluzione a San Pietroburgo.
E non ha niente a che vedere con le reciproche recriminazioni. Stiamo assistendo a un allontanamento progressivo anche se la situazione tra Russia e Stati Uniti resta stabile. Due avversari si trovano ai lati opposti di un ring, non intendono combattere perché ritengono che il combattimento, cosî come le parole non siano necessari.
Penso che questo non cambierà né al summit di San Pietroburgo né in un futuro prossimo.
In Russia, sempre più spesso si sente ripetere che gli Stati Uniti trasformano problemi minori, locali, che si portrebbero risolvere a livello regionale, in problemi mondiali, con cui tutto il mondo deve confrontarsi”.

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