Obama fra libertà e compromesso. I bivi del secondo mandato

Obama fra libertà e compromesso. I bivi del secondo mandato
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Ormai libero dall’imperativo della rielezione, ma proprio per questo a rischio di politiche che prescindano dal dialogo coi repubblicani.

E’ nell’equilibrismo fra questi due estremi, che in molti fotografano il secondo mandato di Barack Obama.

Analisi che lui stesso prometteva però di sconfessare nel suo primo discorso programmatico dopo la conferma alla Casa Bianca.

“Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi – diceva Obama a Chicago, il 7 novembre scorso – mi metterò al lavoro con i leader di entrambi i partiti per affrontare le sfide a cui soltanto insieme potremo far fronte: ridurre il deficit, riformare la fiscalità e la politica migratoria, affrancarci dal petrolio straniero e non solo. Quanto ci attende è un enorme lavoro”.

Prima gatta da pelare, i complessi negoziati per evitare il cosiddetto “baratro fiscale”. Aumentare le imposte per i più ricchi, senza rivedere quelle dei ceti medi, i fondamentali su cui Obama non deroga.

I Repubblicani sono agli antipodi, ma l’intransigenza del Presidente partorisce comunque una stretta di mano e un fragile compromesso di basso profilo.

“In questo momento di estrema polarizzazione, non credo esista un vero ‘capitale politico’ – dice l’analista Thomas Mann, della Brooking Institution -. E’ vero però che i Repubblicani non hanno mostrato alcun rispetto per quello che Obama avrebbe ottenuto in seguito al risultato e alla larga vittoria del duemilaotto. Si sono sistematicamente opposti a ogni sua iniziativa”.

“Diplomazia del golf” e inviti alla Casa Bianca, fra le carte giocate in passato da Obama, per tentare il riavvicinamento con Boehner e il complesso della squadra repubblicana. Una politica “dell’appeasement”, che oltre a non pagare, sembra ormai anche aver fatto il suo tempo.

“Sul piano personale – la conferma dello stesso Obama – apprezzo il presidente della Camera Bohner. Giocare a golf insieme è stata una gran bella esperienza, ma non ha certo portato a un accordo, nel 2011. Quando poi per il picnic del Congresso tutti i suoi membri vengono alla Casa Bianca con le loro famiglie, vi assicuro che per me e Michelle è sempre un grande piacere. Questo non impedisce però ai repubblicani di tornare poi alla Camera e spararmi addosso, dandomi del ‘socialista spendaccione’”.

Altri quattro anni davanti, ma alle spalle già diverse promesse non mantenute, Obama sembra insomma ora costretto ad aggiungere “dialogo e compromesso coi repubblicani” tra le voci della sua già fitta agenda politica.

E proprio il braccio di ferro con i repubblicani sarà secondo Ian Millhiser del Center for American Progress Action Fund uno dei principali elementi, di cui Obama dovrà tenere conto nel suo secondo mandato. A intervistarlo per noi, è stato Adrian Lancashire.

Adrian Lancashire
“In quali ambiti Obama investirà prioritariamente le sue energie? E quali gli scenari che lo attendono?”.

Ian Millhiser, Center for American Progress Action Fund
“I due temi che gli stanno più a cuore, ritengo siano il controllo delle armi e le politiche sull’immigrazione. Entrambe questioni che vuole assolutamente risolvere, ma facendo i conti le tattiche molto pericolose della Camera dei Rappresentanti. Penso per esempio alle minacce di non votare l’incremento del tetto del debito o di non appoggiare il governo, a meno che Obama non accetti pesanti tagli ai sostegni per anziani, meno abbienti o altre categorie che dipendono fortemente da questi aiuti. Obama dovrà quindi mettere in conto un confronto molto aggressivo con i repubblicani e, auspicabilmente troverà un modo per disinnescarlo”.

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“Gli americani sono molto attaccati alla loro Costituzione. Questo ostacolerà o favorirà Obama nella sua lotta per il controllo delle armi da fuoco?”.

Ian Millhiser
“Il Secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti offre una certa tutela per le armi da fuoco, e questo è stato di recente interpretato dalla Corte Suprema come diritto individuale a possederne. Ritengo però che il mito superi la realtà del Secondo emendamento. L’interpretazione che ho appena citato deriva da uno dei giudici più conservatori della Corte Suprema, Antonin Scalia. Lui stesso lascia però il campo aperto a una vasta gamma di iniziative. Il Presidente e il Congresso hanno quindi un ampio margine di manovra, in merito alla regolamentazione delle armi da fuoco”.

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“Quanto i pesanti compromessi accettati per evitare il ‘fiscal cliff’ incideranno sugli sforzi di Obama per rilanciare economia e occupazione?”.

Ian Millhiser
“La prossima grande battaglia sarà a febbraio. E’ allora che il Congresso si troverà a dover votare l’innalzamento del tetto del debito. E’ un progetto di legge del tutto routinario, per decenni riapprovato senza polemiche né tensioni, ma che ora allarma la finanza mondiale. E’ chiaro a tutti che non si tratta di un braccio di ferro con l’economia mondiale. Per la prima volta della storia, nel 2011 i Repubblicani hanno però deciso di fare leva su questo argomento per monetizzare il proprio appoggio alla Camera. E’ quindi molto importante che Obama trovi il modo di invertire questa tendenza. Una cosa è infatti dirsi che sì, ci sono disaccordi fra i due partiti, e che quindi bisogna discutere e trovare un compromesso sulla politica fiscale. Un’altra è invece optare per la politica del ricatto. Ed è questo che sta accadendo: la nostra economia è presa in ostaggio dai repubblicani. E se decidono di giustiziarla, sarà il mondo intero a farne le spese con una catastrofica recessione”.

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“Cosa si attende dalla nuova cerimonia di investitura? Stessi emozione ed entusiasmo di quattro anni fa

Ian Millhiser
“Credo ci sarà ancora parte di quell’entusiasmo. Molti di coloro che hanno votato Obama nel duemiladodici, lo hanno però fatto non solo perché soddisfatti del suo bilancio, ma anche per rifiuto dell’agenda di Romney. C‘é quindi sì stata adesione per Obama, ma ciò non significa necessaiamente che a Washington si registreranno gli stessi numeri della precedente cerimonia di investitura”.

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