Addio all'estremo di Baumgartner: "Ora faccio il pompiere"

Addio all'estremo di Baumgartner: "Ora faccio il pompiere"
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Vinta la sua sfida estrema, Felix Baumgartner volta pagina e cambia vita. Primo nella storia a superare la barriera del suono in caduta libera, il professionista austriaco dell’estremo torna coi piedi per terra. E dopo il volo mozzafiato con cui ha messo alla prova scienza e limiti umani, dice basta alle imprese adrenaliniche. “Il mio futuro – annuncia – è da pompiere e soccorritore in montagna”.

Andrea Bolitho, euronews
“Il mondo è rimasto affascinato dal suo volo in caduta libera. A colpire sono state in particolare le immagini della Terra a 39mila metri sotto di lei. Cosa le passava per la mente in quegli istanti?”.

Felix Baumgartner
“In quel momento ero ancora concentrato sull’ascesa. Avevo diverse cose da tenere sotto controllo e inoltre dovevo lasciare la capsula. Per qualche secondo ho potuto godermi il panorama e la vista è stata incredibile, mozzafiato. Una volta fuori dalla capsula, non si ha purtroppo molto tempo a disposizione. Nelle bombole avevo riserve d’ossigeno per appena 10 minuti. Quando sei li fuori, ti rendi poi conto di quanto siano estreme le condizioni. E del fatto che devi lanciarti il prima possibile”.

euronews
“Cosa è accaduto dopo il salto?”.

Felix Baumgartner
“Sapevo che avrei cominciato a ruotare su me stesso, perché è un dato di fatto: non c‘è aria, sei praticamente in un vuoto. L’interrogativo era soltanto a che velocità e in quanto tempo sarei riuscito a fermarmi. Alla fine ce l’ho fatta, ma ho dovuto fare appello a tutta la mia esperienza. Fondamentale è stato che abbia curato tutto nei minimi dettagli, per dare il meglio di me in quei 4 minuti e 20 secondi”.

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“Una rotazione di cui si è parlato anche come ‘rotazione della morte’… Come ci si stabilizza, esattamente, quando si sfreccia a quella velocità, girando su se stessi?”.

Felix Baumgartner
“Il fatto è che non ci si può allenare. Ci si lancia oppure no. E quando ti trovi preso nella rotazione, hai circa cinquanta secondi per capire come fermarti. Devi usare le braccia, le gambe, ma muoverti lentamente e senza dimenticare che stai viaggiando a quasi 1.300 km/h. Non è quindi affatto facile capire come arrestare quel movimento. Ma alla fine ce l’ho fatta”.

euronews
“Sapeva di aver passato il muro del suono? Che sensazione le ha dato?”.

Felix Baumgartner
“A dire il vero non so in che momento è avvenuto. Mi era stato detto che avrei percepito un’onda d’urto, ma non è mai arrivata. Non ho neanche sentito il bang supersonico, perché avviene a una considerevole distanza dietro di te. Quando ho aperto il paracadute non sapevo quindi se avevo superato la barriera del suono. L’ho scoperto soltanto a terra, quando tutti sono venuti da me per dirmi che ce l’avevo fatta, che avevano sentito il bang supersonico dal suolo”.

euronews
“In che momento si è detto che il ‘peggio’ era ormai alle spalle?”.

Felix Baumgartner
“Alla conferenza stampa mi hanno portato le cifre. E’ lì che ho realizzato di aver passato la barriera del suono. Un momento davvero straordinario”.

euronews
“Fino al momento in cui ha toccato terra, temeva quindi che qualcosa avrebbe potuto andare storto?”.

Felix Baumgartner
“No, nel momento in cui ho aperto il paracadute sapevo che tutto era finito. Il resto era solo una formalità”.

euronews
“Si è spinto fino al limite, fisicamente e mentalmente. Come ci si prepara a una prova del genere?”.

Felix Baumgartner
“Quando si fa del B.A.S.E. jumping, del B.A.S.E. jumping di alto livello, la difficoltà è estrema. Sapevo però come gestire la pressione. Nell’ultimo paio d’anni ho fatto molte prove: salti in caduta libera da altitudini più o meno elevate, con la tuta, in ambiente pressurizzato, non pressurizzato, in gallerie del vento. Abbiamo anche fatto una simulazione integrale per testare la capsula e le mie reazioni alla temperatura e all’altitudine. Poi un volo da oltre 21mila metri, due da oltre 27mila. Il giorno del vero salto, quando l’altitudine era di oltre 39mila metri, ero quindi assolutamente pronto. Sia a livello fisico che mentale”.

euronews
“Il salto è stato rinviato per avverse condizioni meteo. Poi circa due ore e mezzo d’ascesa… Come ha fatto a mantere i nervi saldi?”.

Felix Baumgartner
“Non è certo facile, ma ho imparato nel corso degli anni. Restare seduti per tutte quelle ore non è il massimo. Già farlo qui, per delle interviste, per 6, 7 ore consecutive non è facile. Quando poi si è dentro una tuta pressurizzata, attaccati all’ossigeno, è anche peggio. Gli unici rumori che ti accompagnano sono la sala di controllo e la tua respirazione, ma devi restare calmo, altrimenti rischi di mandare tutto all’aria”.

euronews
“Già nel passato si è misurato con diversi numeri acrobatici ad alto rischio. Che cosa la spinge a sfidare così il pericolo?”.

Felix Baumgartner
“Credo che dipenda principalmente dal fatto che ho scoperto la caduta libera quando avevo 16 anni. Quando si pratica uno sport così a lungo, arriva il momento in cui vuoi superarti e spingerti al limite. Ed è quanto ho fatto nel corso degli anni. Per tutti i giovani che si avvicinano alla ‘caduta libera’, il modello è Joe Kittinger, l’uomo dei record: del salto più alto, più lungo, più veloce della storia. Anche per me è sempre stato un riferimento. Mi sono sempre detto che sarebbe stato straordinario infrangere il suo primato, anche se non credevo che sarebbe toccato a me. Nel 2005 ho però avuto l’opportunità di provarci e l’ho colta al volo”.

euronews
“Con il suo team è da anni che perfeziona la caduta libera. Quali le più grandi difficoltà tecniche che avete dovuto affrontare?”.

Felix Baumgartner
“Sono state numerose le difficoltà che abbiamo dovuto superare. Penso agli studi sulla tuta, basata su un modello dell’aviazione ma che abbiamo poi dovuto adattare, perché l’originale era concepito per piloti che di fatto passano la maggior parte del tempo seduti, mentre a me serviva per il salto e dovevo quindi essere molto mobile. Abbiamo poi dovuto dedicarci anche ai dispositivi di sicurezza, perché la sicurezza era la nostra priorità. E poi ancora alla capsula, al suo equipaggiamento… Come mostrano le immagini, all’interno c‘è un vero studio televisivo ‘volante’… Immagini che credo parlino da sole”.

euronews
“Il suo volo è stato straordinario, ma… c’era anche qualcosa di più? Una rilevanza scientifica?”.

Felix Baumgartner
“Non è stato un semplice volo, ma una vera sfida sul piano scientifico. Abbiamo raccolto una mole enorme di dati e dimostrato al mondo che si possono toccare quelle altitudini e rientrare sani e salvi”.

euronews
“Un membro del suo team, Jonathan Clark, ha perso la moglie Laurel, nel disastro dello Space Shuttle Columbia. Concepire una tuta che protegga ad elevate altitudini deve essergli stato molto a cuore…”.

Felix Baumgartner
“Certo. Ha preso parte all’intero programma ed è stato entusiasta di lavorare con noi. Era interessato a tutto, ma alla luce di quanto accaduto alla moglie, soprattutto agli aspetti scientifici, le soluzioni che oggi avrebbero potuto salvarle la vita. La nostra tuta, come il resto dell’equipaggiamento d’emergenza, regge per esempio a velocità supersoniche, e sarebbe quindi in grado di evitare il peggio in caso d’incidente”.

euronews
“Cosa risponde a chi bolla la sua impresa come uno spreco di soldi?”.

Felix Baumgartner
“C‘è sempre qualcuno che la pensa così. Pensi però alla politica, agli enormi sprechi che comporta. Nel mio caso almeno si è trattato di fondi privati: Dieter Mateschitz aveva guadagnato quei soldi con la Red Bull. Alla fine abbiamo poi regalato un’enorme emozione al pubblico, tutto il mondo ci ha seguito, un successo che parla da solo”.

euronews
“Quali adesso i suoi piani per il futuro?”.

Felix Baumgartner
“Credo di potermi considerare ormai ritirato dal mondo delle sfide estreme. Ho però un altro sogno che coltivo da quando ero bambino: quello di guidare l’elicottero. Nel 2006 ho ottenuto la licenza. E’ a questo che mi dedicherò a partire da ora: mettere le mie competenze al servizio a servizio della gente. Farò il pompiere, il soccorritore in montagna… E’ questo il mio mondo”.

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