Attesa per il voto in Grecia

Attesa per il voto in Grecia
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L’incertezza regna sovrana. Domenica in Grecia gli elettori saranno chiamati alle urne per il rinnovo del parlamento ma la collera e la sfiducia nei confronti dei due principali partiti, che hanno governato il Paese per decenni, lasciano immaginare un frazionamento dei voti tra 8/10 formazioni politiche che potrebbero così entrare a far parte dell’assemblea. Ben l’85% dei greci non si fida dei politici. Uno su tre è ancora indeciso.

Come Eirini Kostaki che sa soltanto per chi non voterà: “Sono delusa dai due grandi partiti. Di solito votavo per uno dei due, ma non questa volta perché non penso che abbiano cambiato il loro modo di governare”.

In una coalizione di governo con i socialisti del PASOK, Antonis Samaras, leader dei conservatori di Nuova Democrazia, propone di stimolare la crescita riducendo le tasse e rinegoziando in parte il piano di salvataggio che ha imposto misure di austerità draconiane alla Grecia: “Anche lo sviluppo come priorità era proibito quando ci hanno imposto il piano di salvataggio. Ora sembra ovvio a chiunque”.

I socialisti del PASOK, che hanno anch’essi firmato il piano di salvataggio, e quindi le misure d’austerità, vogliono dare un po’ di respiro ai greci spalmando le misure più dolorose su tre anni al posto dei due inizialmente previsti. Il loro leader, Evangelos Venizelos, ha cercato di rassicurare gli elettori: “Nessun greco, uomo o donna che sia dovrebbe vivere nella paura di giugno. Abbiamo promesso e garantiamo quel che abbiamo detto: non ci saranno nuove tasse”.

Chissà se basterà a convincere gli elettori. Tutti gli altri partiti invece si oppongono al piano di salvataggio. Tra loro i partiti di sinistra che contano di fare il pieno di voti.

“Dal 7 maggio – spiega Petros Constantinou di Antarsya – dovremo opporre più resistenza contro di loro. Il messaggio sarà molto chiaro: resistenza al capitalismo perché abbiamo soluzioni alternative”.

Il timore è che in Parlamento entri, per la prima volta, anche il partito neo nazista, ultranazionalista e xenofobo Alba dorata. Creato vent’anni fa, nel 2009 ottenne lo 0.23%. Con il 5% delle intenzioni di voto potebbe facilmente superare lo sbarramento fissato al 3%.

Da Atene, è con noi Nikos Kostandaras, che dirige il quotidiano Kathimerini.

Nikos, i greci si aspettano che qualcosa cambi, o queste elezioni saranno solo un messaggio di protesta?

Nikos Konstandaras:
Gli elettori greci sono ancora molto confusi, questa è la prima tornata elettorale nella nuova fase d’austerità.

È tutto cambiato, l’economia è cambiata. Le loro vite sono cambiate, la società in quanto tale sta cambiando.

Ora sta cambiando la politica. Ma gli elettori non hanno ancora la scelta per nuovi partiti, si va alle elezioni con i vecchi schieramenti, che sono a loro volta nello sconcerto, confusi, e cercano la credibilità che hanno perso a causa delle loro politiche negli ultimi 40 anni, il che significa che i gruppi marginali hanno guadagnato molto.

Ma tutti sanno che i gruppi marginali non rappresentano un’alternativa, e quindi non sappiamo a cosa ci porteranno queste elezioni. Questo significa soprattutto la fine del vecchio ordine che avevamo, che era molto stabile con i due principali partiti che avevano l’80% dei voti e gestivano il potere in alternanza sin dal 1974.

euronews: Ma chiunque vada al governo dopo domenica, con qualunque coalizione, sarà comunque costretto a rispettare i termini dell’accordo con i creditori, o no?

Nikos Konstandaras:
Certo. ora le elezioni si sono ridotte a una sfida tra i partiti che hanno appoggiato piuttosto a malincuore quell’accordo, o uin po’ di meno o un po’ di più, e dall’altra parte i partiti che si sono opposti con veemenza.

Ora, quelli che si oppongono dicono che tutto si può risolvere in modo abbastanza positivo se smettiamo di pagare i debiti e apriamo un nuovo negoziato e così via, ma la gente seria capisce che questa non è un’opzione.

Penso che molte delle persone che protesteranno con il loro voto e che non si sentiranno in grado di dare il loro consenso ai due grandi partiti probabilmente conteranno sul fatto che un numero sufficiente di elettori voterà comunque per i due grandi partiti, facendo in modo che ci sia abbastanza stabilità da consentirci di continuare a negoziare con i nostri partner della comunità internazionale e mantenere sui binari il piano di rientro.

Euronews: Ha l’impressione che i greci vogliano continuare a far parte della zona euro?

Nikos Konstandaras:
La percentuale più alta in tutti i sondaggi che abbiamo visto di recente era quella di chi vuole restare nella zona euro, e ha superato il 70%.
Il problema è che se lasciamo la zona euro non ci sarà più incentivo a riformare il paese, e il paese ha bisogno di riforme perché non ne fa da almeno un decennio.

Sicché, se uscissimo dalla zona euro sprofonderemmo, o dovremmo salvarci da soli, senza amici e senza alcuna stabilità, che non ci verrà da nessuna parte.

Euronews: Cosa prevede per domenica? Chi gestirà il paese? potremmo assistere a un matrimonio di convenienza tra i socialisti e Nea Dimokratia?

Nikos Konstandaras:
Mi pare che sarebbe la coalizione più stabile e più determinata per affrontare i problemi che abbiamo di fronte. Qualsiasi altra cosa comporterebbe grandi rischi anche per i partiti coinvolti.

Non durerebbe molto perché gli altri partiti sono molto più piccoli, e dovrebbero cercare molti compromessi per stare insieme, l’alleanza si spezzerebbe molto presto.

Non abbiamo esperienza di coalizioni o cooperazione o compromessi tra forze politiche in Grecia. È sempre stato un partito o l’altro, e il fatto che le loro politiche siano state molto simili ha solo confuso le carte. Ma è sempre stato un partito o l’altro, mai un accordo o una coalizione. Da lunedì in poi, sarà tutto nuovo.

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