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Bosnia, il tempo del perdono

Bosnia, il tempo del perdono
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Di Euronews
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Il sei aprile rievoca brutti ricordi agli abitanti di Sarajevo .
Vent’anni fa iniziava l’assedio della città, il più lungo assedio della storia moderna, diventato tragico simbolo delle guerre che hanno portato alla dissoluzione della ex Jugoslavia.

In questo ponte di Sarajevo,una targa commemora la prima vittima per mano di un cecchino, era il 6 aprile del 1992.

Per i successivi tre anni, le forze serbo-bosniache , sostenute dall’esercito dell’ex Jugoslavia, assediarono la città.

Sarajevo rimase isolata e i civili divennero obiettivi per gli sniper.
La mancata azione della comunità internazionale è ancora oggetto di un dibattito vivo, qui.

Gli accordi di Dayton del 1995 misero fine alla guerra, ma non alle divisioni, che continuano a tenere in scacco i Balcani.

La Bosnia oggi è divisa in due entità, la Federazione di Bosnia e la Repubblica Srpksa o repubblica serba di Bosnia.

Anche Sarajevo è divisa, la parte orientale appartiene alla Repubblica serba.

Milorad Dodik, oggi è il presidente della Repubblica Srpksa, cosiderato un moderato, si è attirato critiche e sospetti quando qualche anno fa, ha convocato un referendum per proclamare l’indipendenza, ma anche per aver negato il genocidio di Srebrenica, in cui morirono 8000 musulmani.

Critiche che non sono state risparmiate neanche ai leader musulmani, a Sarajevo oggi l’8% della popolazione è rappresentata da musulmani, il grand mufti è accusato di non fare abbastanza per incoraggiare la riconciliazione.

Mustafa Ceric, Grand Mufti, Bosnia Herzegovina:

“Dopo gli accordi di Dayton, sono stati fatti molti progressi, molti di più rispetto a altre regioni del mondo.

Ma quando facciamo un passo avanti, arrivano altri che ce ne fanno fare due indietro, e dobbiamo ritornare sugli argomenti che cercavamo di spiegare prima del genocidio del 1992 1993.
come perdonare qualcuno che non si pente delle atrocità che ha commesso. A noi è chiesto di perdonare senza che loro ammettano di aver sbagliato”.

Vent’anni dopo i tempi non sono ancora maturi per pronunciare parole di perdono e riconciliazione.

E la città multietnica di Sarajevo, oggi resta più che mai divisa.

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