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Ungheria: veto all’adesione Ue dell’Ucraina, ma sostegno aperto a Balcani, Georgia e Moldova

FILE: Il primo ministro ungherese Viktor Orban
FILE: Il primo ministro ungherese Viktor Orban Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Sandor Zsiros
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L'Ungheria si oppone all'adesione dell'Ucraina all'Ue, minacciando il veto, ma Budapest non è del tutto contraria all'allargamento dell'Unione europea: il primo ministro Orbán sostiene i Balcani occidentali e appoggia la Moldova e la Georgia in un complesso gioco di equilibri

Il governo ungherese è noto per la sua ferma opposizione alla candidatura dell’Ucraina all’adesione all’Unione europea e per il suo veto che blocca l’apertura di capitoli negoziali per Kiev.

Tuttavia, la posizione di Ungheria sull’allargamento è tutt’altro che monolitica: da un lato l’Ungheria ostacola l’Ucraina, dall’altro sostiene con convinzione gli sforzi dei Paesi dei Balcani occidentali, nonché quelli della Moldova e della Georgia, per l’integrazione europea.

Il primo ministro Viktor Orbán ha ribadito che la Russia è responsabile dell’invasione su larga scala dell’Ucraina e ha chiesto un immediato cessate il fuoco e l’avvio di negoziati di pace.

Allo stesso tempo, l’Ungheria fornisce aiuti umanitari ed energia all’Ucraina, ma si oppone a qualsiasi sostegno finanziario o militare a Kiev. L’argomento è che un ulteriore impegno europeo nel conflitto potrebbe prolungare la guerra e portare a un’escalation militare, mettendo a rischio la pace in Europa.

Motivazioni della contrarietà verso l’Ucraina

L’Ungheria è il più forte oppositore dell’adesione ucraina all’interno del blocco. Budapest ritiene che l’entrata dell’Ucraina nell’Ue sarebbe negativa per l’Europa e per l’Ungheria in particolare. Secondo un’analisi dell’Osw, l’Ungheria ha intensificato la sua opposizione, rifiutando di firmare le conclusioni del Consiglio europeo su Kiev e minacciando di usare il veto dato il requisito di unanimità nelle decisioni di adesione.

Orbán ha dichiarato: "Se gli ucraini diventeranno membri dell’Unione, questa guerra diventerà anche la nostra. E noi non lo vogliamo". Inoltre, Budapest solleva dubbi sul fatto che i confini orientali dell’Ucraina siano ancora definiti e si oppone all’idea che un Paese in stato di guerra entri nell’Ue.

L’Ungheria contesta anche i costi economici dell’adesione ucraina: l’ingresso di Kiev nel blocco potrebbe implicare un forte afflusso di fondi di coesione e agricoltura, dai quali l’Ungheria è beneficiaria netta, verso l’Ucraina, riducendo il vantaggio competitiva di Budapest.

L'ungherese Viktor Orban e l'ucraino Volodymyr Zelensky si stringono la mano al Vertice della Comunità politica europea a Granada, 5 ottobre 2023.
L'ungherese Viktor Orban e l'ucraino Volodymyr Zelensky si stringono la mano al Vertice della Comunità politica europea a Granada, 5 ottobre 2023. AP Photo

Sostegno all’allargamento verso altri paesi

Contemporaneamente, l’Ungheria sostiene l’ingresso nell’Ue dei Paesi dei Balcani occidentali (Serbia, Macedonia del Nord, Montenegro, Albania, Bosnia-Erzegovina).

Il ministro ungherese per gli Affari europei János Bóka ha dichiarato che "il loro posto è chiaramente nell’Unione". Il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó ha aggiunto che senza stabilità nei Balcani occidentali si genera instabilità che può irradiarsi nell’Ue.

L’Ungheria ha forti interessi commerciali ed energetici nella regione e mantiene stretti legami con la Serbia, collaborando nei settori dell’energia, della migrazione, della difesa e del commercio.

Per quanto riguarda la Moldova e la Georgia: la Moldova gode del sostegno ungherese senza alcuna precondizione, e anche la Georgia è appoggiata da Budapest – nonostante le tensioni che essa ha avuto con Bruxelles. Orbán ha affermato che la Moldova fornisce forza lavoro all’Ue e merita l’ingresso.

Meccanismi e implicazioni istituzionali

Il processo di adesione all’Ue richiede l’unanimità dei membri su diversi passaggi decisionali. L’Ungheria ha dichiarato di voler mantenere la propria capacità di veto, e in passato ha dimostrato di essere disposta a usarla purché ne derivino incentivi economici.

Nel dicembre 2023 Orbán si era allontanato dall’aula al momento della votazione sull’apertura dei negoziati per l’Ucraina, evitando di usare formalmente il veto ma impedendo il suo dissenso. Nel febbraio 2024 revocò il veto sull’Ucraina che sbloccò un pacchetto di sostegno di 50 miliardi di euro per Kiev.

Se alle elezioni del prossimo anno (aprile 2026) l’opposizione ungherese dovesse vincere, la politica di Budapest nei confronti dell’adesione dell’Ucraina potrebbe cambiare radicalmente.

In sintesi, l’Ungheria gioca un duplice ruolo: ostacola l’integrazione europea dell’Ucraina per motivi di sicurezza, economici e strategici, mentre promuove un allargamento selettivo verso regioni considerate più stabili o meno direttamente coinvolte in conflitti attivi. Tutto ciò riflette la particolare visione di Budapest sulla compatibilità dell’Ue con Paesi in conflitto e sulla preservazione degli interessi nazionali in un contesto europeo in evoluzione.

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