Il ddl sugli affitti brevi ad uso turistico che genera tensioni

Foto d'archivio del Colosseo
Foto d'archivio del Colosseo Diritti d'autore Fabio Ferrari/LaPresse
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Di Giorgia Orlandi
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La nuova proposta dell'esecutivo Meloni vuole regolare il mercato extra alberghiero

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Il disegno di legge è pronto ma la strada è ancora lunga. La stretta infatti sugli affitti brevi ad uso turistico fatica a mettere tutti d’accordo. La nuova proposta avanzata di recente dall’attuale governo punta a regolare il mercato extra alberghiero, allo scopo di risolvere la questione dell’emergenza abitativa e di ripopolare i centri storici.

L’idea di introdurre per la prima volta una normativa a livello nazionale sta creando un accesso dibattito e non poche tensioni tra le varie associazioni di categoria. Per gli albergatori è arrivato il momento di uniformare le regole.

Una permanenza minima nei centri storici delle grandi città e un codice identificativo nazionale per ogni appartamento sono alcune delle principali proposte.

"Oggi a Roma ci sono più di 25.000 alloggi è come se ci fossero 10.000 alberghi", spiega ai nostri microfoni Alessandro Massimo Nucara, direttore generale di  “Federalberghi”. "Per aprire un'attività alberghierabisogna richiedere 1000 permessi Qualcuno può aprire 10.000 alberghi senza dirlo a nessuno? Quindi più potere ai sindaci più controlli e più sanzioni, ma sanzioni efficaci. 

Andrea Sontolini, property manager romano che da anni gestisce appartamenti nella capitale, non la pensa nello stesso modo: "Sicuramente il viaggiatore che sceglie l'appartamento. è diverso dal viaggiatore che sceglie l'albergo Non sempre viene fatta una scelta solo economica, ma spesso viene scelto l'appartamentoperché può avere caratteristiche specifiche che possono essere apprezzate o da un viaggiatore che ha delle necessità diverse. Noi abbiamo degli appartamenti vicino agli ospedali e quegli appartamenti sono scelti da persone che devono affrontare una spesa che magari non era prevista e quindi poter mangiare a casa può essere utile". 

A mettere tutti d’accordo però è l’esigenza di sanzionare il lavoro in nero e creare maggiore trasparenza.

"Siamo favorevoli all'imposizione di sanzioni per coloro che non rispettano le regole siamo favorevoli a un livello di controllo gestito direttamente dal Ministero del Turismo e non da venti normative regionali", dichiara Marco Celani, presidente di AIGAB (associazione italiana gestori affitti brevi).

Un mercato quello degli affitti turistici ancora in evoluzione ma determinante per l’intero settore che pone l’Italia tra i primi paesi al mondo, ma che ancora risente di una mancanza di regole a livello nazionale.

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