Risarcimenti alle donne: secondo le stime, fino a 4.500 potrebbero avere diritto a un risarcimento economico.
Danimarca, risarcimenti alle donne indigene della Groenlandia per la contraccezione forzata
La Danimarca ha raggiunto un accordo per risarcire migliaia di donne e ragazze indigene in Groenlandia per casi di contraccezione forzata attuata dalle autorità sanitarie per decenni, a partire dagli anni Sessanta.
Il ministero della Salute danese ha annunciato mercoledì che le donne a cui è stata somministrata la contraccezione senza conoscenza o consenso tra il 1960 e il 1991 potranno richiedere, a partire dal prossimo aprile, indennizzi individuali di 300.000 corone danesi (circa 40.200 euro).
Si stima che in Groenlandia, territorio semi-autonomo della Danimarca, fino a 4.500 donne possano avere diritto al risarcimento.
Molte donne e ragazze inuit, molte delle quali adolescenti, furono sottoposte all'inserimento di dispositivi intrauterini (IUD o spirali) o a iniezioni di contraccettivi ormonali, senza ricevere informazioni adeguate né dare il proprio consenso.
“Il caso delle spirali è un capitolo buio della nostra storia condivisa. Ha avuto conseguenze gravi per le donne groenlandesi, che hanno subito danni sia fisici sia psicologici”, ha dichiarato la ministra della Salute Sophie Lohde in una nota.
“Purtroppo non possiamo cancellare il dolore delle donne, ma il risarcimento aiuta a riconoscere e a chiedere scusa per le esperienze che hanno vissuto”, ha aggiunto.
Le donne potranno presentare domanda di risarcimento fino a giugno 2028.
Un'indagine indipendente pubblicata a settembre ha rilevato che oltre 350 donne e ragazze indigene groenlandesi, alcune di 12 anni e persino più giovani, hanno denunciato di essere state sottoposte a contraccezione forzata dalle autorità sanitarie.
In totale, si ritiene che siano state coinvolte più di 4.000 donne e ragazze.
Ad agosto la premier danese Mette Frederiksen ha rivolto scuse pubblicheper quanto accaduto, affermando che, sebbene il passato non possa essere cambiato, “possiamo assumerci la responsabilità”.