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Il modello "pay or ok" viola le norme europee sulla privacy: il caso di un giornale austriaco

Giornali in un'edicola a Vienna
Giornali in un'edicola a Vienna Diritti d'autore  Heinz-Peter Bader/Copyright 2025 The AP. All rights reserved
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Di Cynthia Kroet
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Un tribunale amministrativo ha confermato la violazione delle norme Ue sulla privacy da parte del giornale austriaco Der Standard. La battaglia legale, però, probabilmente proseguirà

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Lunedì il Tribunale amministrativo federale austriaco ha sentenziato che il quotidiano Der Standard ha violato le norme europee in materia di protezione dei dati personali introducendo il modello "pay or ok" sul proprio sito web. Il giudizio conferma una precedente decisione dell'Autorità austriaca per la protezione dei dati (la Dsb).

Il metodo "pay or ok", introdotto sul sito web del giornale in concomitanza con l'entrata in vigore del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) dell'Ue nel 2018, offre agli utenti la possibilità di scegliere tra il pagamento di un abbonamento mensile di 9,90 euro per accedere al sito web senza che i loro dati vengano tracciati, oppure di dare il consenso alla raccolta e al trattamento per poi ricevere pubblicità mirata.

La scelta di Der Standard troppo dicotomica e non in linea con le norme Ue

In una decisione del 2023, l'autorità austriaca di vigilanza sulla privacy aveva già affermato che l'approccio di uno dei giornali più letti in Austria era illegale, in quanto consentiva solo una scelta dicotomica tra consenso o un rifiuto globale, mentre la legge sulla privacy dell'Ue impone di consentire agli utenti di fornire il proprio assenso a specifici tipi di trattamento.

Der Standard aveva presentato ricorso contro tale decisione, sostenendo che un consenso così "parcellizzato" non è possibile nell'ambito di un sistema "pay or ok", in quanto sono necessari tracciamento e statistiche per poter vendere le pubblicità nella versione non a pagamento.

Il Tribunale amministrativo federale austriaco ha ora confermato la correttezza della posizione dell'autorità di garanzia e ha stabilito che il giornale non ha operato in linea con le norme. Max Schrems, avvocato austriaco e attivista per la privacy di Noyb, ha dichiarato in un comunicato: "Il sistema Pay or ok mina un pilastro fondamentale del Gdpr: il consenso dato liberamente. Invece di una vera scelta degli utenti, con questo sistema otteniamo un tasso di consenso nordcoreano del 99,9 per cento".

L'organizzazione Noyb sostiene che, quando viene chiesto, solo dall'1 al 7 per cento degli utenti vuole essere tracciato per la pubblicità online. Tuttavia, con il modello "pay or ok", quasi tutti gli utenti acconsentono.

La Commissione europea ha multato Meta per una vicenda simile

La battaglia legale non è però terminata. È possibile infatti un ulteriore appello alla Corte Amministrativa Suprema dell'Austria, e anche che il caso giunga alla Corte di Giustizia dell'Unione europea. In un altro caso simile, ad aprile la Commissione europea aveva multato Meta per 200 milioni di euro per aver violato il Digital markets Act (Dma) con il suo modello di consenso.

Meta offre agli utenti la possibilità di scegliere se pagare un abbonamento per elminare le pubblicità o acconsentire alla pubblicità personalizzata permettendo al colosso americano di tracciare ed elaborare i dati. La Commissione ha affermato che Meta non ha "offerto agli utenti la scelta specifica richiesta di optare per un servizio che utilizza meno i loro dati personali ma che è altrimenti equivalente al servizio di 'pubblicità personalizzata'".

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