Quasi 4.000 dipendenti lasceranno la Nasa entro gennaio: tagli voluti dall'amministrazione Trump, proteste interne e timori per la sicurezza delle missioni future verso Luna e Marte
L’Amministrazione Nazionale dell’Aeronautica e dello Spazio (Nasa) si prepara a una drastica riduzione del personale. Circa 3.870 dipendenti, pari a quasi il 20 per cento della forza lavoro attuale, lasceranno l’agenzia entro gennaio 2026. A comunicarlo è stata la stessa Nasa in una e-mail diffusa venerdì.
La decisione rientra nel programma di "dimissioni differite" (Deferred Retirement Program) promosso dall’amministrazione Trump, che ha offerto incentivi all’uscita anticipata per snellire l’organico. Secondo quanto riferito da Cheryl Warner, capo ufficio stampa della Nasa, 870 persone hanno aderito nella prima fase e circa 3.000 nella seconda. A questi si aggiungono 500 pensionamenti anticipati legati ai programmi VERA e VSIP.
L’effetto immediato sarà una riduzione del personale da circa 17.800 a 14.000 unità. Una trasformazione che arriva in un momento delicato per l’agenzia, impegnata nei programmi Artemis e nelle missioni future verso Marte.
"La sicurezza rimane la nostra priorità, anche mentre ci trasformiamo in un’organizzazione più snella ed efficiente", si legge in una nota ufficiale. Ma non tutti sono d’accordo.
Lunedì scorso, 362 membri del personale, attuali ed ex, hanno firmato una lettera aperta – la "Dichiarazione Voyager" – in cui esprimono profonda preoccupazione per l’impatto dei tagli. Denunciano una “cultura del silenzio organizzativo” e temono che la riduzione delle risorse possa compromettere la sicurezza degli astronauti.
Le preoccupazioni si sommano ai dati della proposta di bilancio federale per il 2026: il piano Trump prevede un taglio del 24 per cento ai fondi Nasa, con una riduzione di quasi la metà del budget destinato alla ricerca scientifica.
La situazione è tesa, e le prossime settimane saranno cruciali per capire se l’agenzia riuscirà a mantenere la rotta, o se rischia una deriva che potrebbe rallentare – se non compromettere – il sogno dell’esplorazione spaziale.