La lista nera di 2.500 nomi accusati di sostenere la guerra di Mosca contro l'Ucraina è stata rinnovata per sei mesi senza modifiche
L'Unione europea ha deciso di prorogare per altri sei mesi le sanzioni contro più di 2.500 persone ed entità accusate di aver favorito l'invasione russa dell'Ucraina e di aver minato la sovranità e l'integrità territoriale del Paese.
La lista nera comprende il presidente Vladimir Putin, il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, deputati, generali di alto rango, oligarchi, dirigenti d'azienda, propagandisti e mercenari, nonché i responsabili del rapimento dei bambini ucraini dai territori occupati, un crimine di guerra per il quale Putin è ricercato.
La decisione di rinnovare le sanzioni è stata presa venerdì durante una riunione degli ambasciatori a Bruxelles, come confermato dalla presidenza danese del Consiglio dell'Ue.
I colloqui si stavano avvicinando pericolosamente alla scadenza legale del 15 settembre.
Il principale punto di scontro era la richiesta di Ungheria e Slovacchia di rimuovere alcuni nomi dalla lista nera. Dopo diverse tornate di discussioni, nessun nome è stato risparmiato.
All'inizio di quest'anno, Budapest era riuscita a escludere tre nomi.
Parallelamente, la presidenza danese aveva proposto una modifica delle regole per estendere le sanzioni per 12 mesi, anziché per i canonici sei mesi. La modifica è stata pensata per limitare lo sfruttamento dei poteri di veto concessi dall'unanimità.
Sia l'Ungheria che la Slovacchia hanno usato il loro veto per ottenere concessioni, facendo infuriare gli altri Stati membri. I due Paesi dell'Europa centrale sono critici nei confronti delle sanzioni contro la Russia, anche se non sono riusciti a farle deragliare del tutto.
L'emendamento è stato infine respinto, e i sei mesi sono rimasti la norma.
In precedenza, il blocco aveva tentato di introdurre un quadro di 12 mesi per proteggere i beni congelati della Russia, pari a 210 miliardi di euro, dagli shock del veto. Anche questo tentativo è fallito.
Ue e Usa hanno piani diversi: in stallo i negoziati per la pace
La decisione di venerdì giunge nel mezzo di una rinnovata spinta tra Bruxelles e Washington per coordinare la campagna di pressione sul Cremlino e far avanzare i negoziati.
L'approccio, tuttavia, diverge: mentre la Casa Bianca chiede dazi punitivi su Cina e India, i due maggiori importatori di petrolio russo, la Commissione sta lavorando a una nuova serie di sanzioni economiche, mirate alla "flotta ombra" e alle entità che consentono l'elusione. Il blocco ha anche promesso di accelerare l'eliminazione graduale dei combustibili fossili russi, attualmente prevista per la fine del 2027.
"Abbiamo appena esteso le nostre sanzioni alla Russia", ha dichiarato l'Alta rappresentante Kaja Kallas su X.
"Allo stesso tempo, stiamo ultimando il lavoro sul 19esimo pacchetto - esaminando ulteriori restrizioni sulle vendite di petrolio russo, sulle petroliere ombra e sulle banche. Continueremo a bloccare i fondi per la guerra di Putin".
Gli europei rimangono in gran parte non convinti della volontà di Donald Trump di mettere alle strette Mosca. Dopo l'incursione senza precedenti di droni russi nello spazio aereo polacco all'inizio di questa settimana, Trump è sembrato fare eco ai discorsi del Cremlino suggerendo che l'incidente "potrebbe essere stato un errore".
Il primo ministro polacco Donald Tusk ha risposto: "Anche noi vorremmo che l'attacco dei droni alla Polonia fosse stato un errore. Ma non lo è stato. E lo sappiamo".