In vista dell’incontro con Papa Leone XIV a Tor Vergata, centinaia di giovani pellegrini si sono confessati al Circo Massimo in un evento collettivo che ha visto la partecipazione di migliaia di sacerdoti. Allestite 200 postazioni con indicazioni linguistiche e guide multilingue
Per centinaia di giovani pellegrini giunti a Roma, venerdì 1 agosto dalle 10.30 alle 18 è stato il momento della confessione collettiva, prima dell’incontro a Tor Vergata con Papa Leone XIV. Duecento postazioni sono state allestite per l’occasione nell’area del Circo Massimo.
Migliaia i sacerdoti presenti, con indicazioni sulle lingue parlate e una guida multilingue con consigli utili per affrontare la confessione. Alcuni di loro ci hanno raccontato la propria esperienza. Per molti ragazzi e sacerdoti, il raduno e la condivisione aiutano ad affrontare con più coraggio un momento privato e spesso carico di emozione.
“La confessione collettiva infonde forza a tutti noi”
“È impressionante vedere tutta questa folla riunita in nome della fede”, racconta Stella, 29 anni, da Parigi. “Il contesto socio-economico attuale, tra guerre, Covid e crisi internazionali ci spinge a cercare qualcosa in cui credere. La fede è la cosa migliore che possiamo avere”.
“Confessarsi non è facile per molti giovani. Farlo insieme dà una forza incredibile: non ci sentiamo soli, anzi, ci aiuta a diventare persone migliori”. Per Stella, il messaggio del Giubileo, dedicato quest’anno alla speranza riguarda soprattutto il futuro dei giovani: “Ci dà voce, forza e volontà di proseguire nel cammino della fede”.
“I giovani hanno bisogno di essere guidati”
Anastasia è venuta dalla Zambia per partecipare al Giubileo. “Mi sono già confessata e continuerò a farlo sempre di più. A casa sei solo tu e il sacerdote. Ma qui, con così tante persone, è tutto più ricco. La cosa bella è sentirsi una cosa sola, interagire con tante persone diverse”.
Pierre-Yves, 21 anni, dalla Francia, aggiunge: “Noi giovani abbiamo bisogno di sostegno. La fede ci aiuta a trovare la forza per andare avanti. Non è sempre facile restare fedeli in un mondo spesso ostile. Abbiamo bisogno di restare uniti insieme a Dio”.
Il racconto del sacerdote
Pedro Paolo Ganin, sacerdote di Santiago del Cile, ci spiega perché tanti giovani sentono il bisogno di avvicinarsi alla fede: “Il mondo offre molte alternative, ma la fede dà la possibilità di trovare pace. La confessione permette ai ragazzi di parlare delle proprie infelicità. Solo Dio può offrire pace e speranza”
Sulla confessione collettiva aggiunge che, secondo molte testimonianze raccolte, i ragazzi si sentono più liberi ad aprirsi lontano da casa: “Qui, fuori dal contesto quotidiano, riescono a riflettere più profondamente sul senso della vita e sul futuro del mondo”.