Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha ripetutamente affermato che la capacità di produzione annuale di munizioni di Mosca è quattro volte superiore a quella dell'Alleanza Atlantica
In un discorso programmatico tenuto a Londra, il mese scorso, il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha ripetuto un avvertimento fatto pubblicamente almeno tre volte quest'anno: "L'Alleanza è in grave ritardo rispetto a Mosca nella produzione di munizioni".
"In termini di munizioni, la Russia produce in tre mesi quello che l'intera Nato produce in un anno", ha detto Rutte il 10 giugno, aggiungendo che la macchina da guerra di Putin sta "accelerando, non rallentando".
"L'economia della Nato è 25 volte più grande di quella della Russia. È di 50mila miliardi di dollari, mentre l'economia russa è di duemila miliardi. Questa economia da duemila miliardi di dollari sta producendo quattro volte più munizioni di quelle che l'intera Nato sta producendo in questo momento", ha dichiarato il Segretario generale.
Verificando le sue affermazioni con i dati disponibili, abbiamo scoperto che, sebbene nel 2024 la produzione di munizioni di Mosca fosse circa quattro volte superiore a quella della Nato, ci sono segnali che indicano che il divario potrebbe essere minore.
Cosa sappiamo della capacità di produzione di munizioni della Russia
Le informazioni sulla capacità di produzione militare di Mosca sono riservate. Le stime degli esperti si basano sulle dichiarazioni dei funzionari e sulle informazioni trapelate e sui dati storici.
Possiamo affermare con certezza che Mosca ha aumentato notevolmente la sua produzione di munizioni da quando ha lanciato l'invasione su larga scala dell'Ucraina nel 2022, superando le sue controparti occidentali.
Secondo le stime dei servizi segreti esteri dell'Estonia, la Russia ha prodotto o ricondizionato 400mila proiettili di artiglieria nel 2022, moltiplicando la sua produzione di oltre undici volte fino a produrne 4,5 milioni nel 2024.
Un'analisi condotta dalla società di consulenza Bain & Company per Sky News nel maggio 2024 è giunta alla stessa conclusione, stimando in 4,5 milioni il numero totale di proiettili prodotti o ricondizionati nel 2024.
La Russia produce prevalentemente proiettili d'artiglieria da 122 e 152 mm, mentre il proiettile standard della Nato ha un diametro leggermente superiore, 155 mm, ed è utilizzato principalmente nei sistemi di obici occidentali, come quelli forniti dagli alleati a Kiev.
L'analisi di Bain & Company stima che il proiettile da 152 mm preferito da Mosca sia anche quattro volte più economico da produrre, con un costo di mille dollari (860 euro) per proiettile rispetto ai 4mila dollari (3430 euro) del proiettile da 155 mm standard della Nato.
Si ritiene, inoltre, che le scorte di munizioni a disposizione di Mosca siano superiori alla sua capacità produttiva grazie alle scorte importate dai suoi alleati.
Secondo media ucraini che citano le informazioni dell'intelligence sudcoreana trapelate questa settimana, la Corea del Nord ha fornito alla Russia 12 milioni di proiettili da 152 mm da utilizzare in Ucraina.
Sebbene questa cifra non possa essere verificata in modo indipendente, le immagini satellitari analizzate dal Wall Street Journal lo scorso dicembre mostrano segni di un significativo aumento degli impianti di produzione in Corea del Nord e di un incremento delle spedizioni alla Russia.
Come si colloca la capacità bellica della Nato
Abbiamo verificato le dichiarazioni di Rutte esaminando la capacità di produzione di munizioni degli alleati europei e degli Stati Uniti, i principali produttori della Nato.
Secondo l'Istituto tedesco per gli Affari internazionali e di sicurezza, con sede a Berlino, nel 2024 l'Europa e gli Stati Uniti avrebbero prodotto circa 1,2 milioni di proiettili all'anno, contro i 4,5 milioni della Russia.
Queste stime sarebbero più o meno in linea con l'affermazione di Rutte secondo cui la Russia produce annualmente quattro volte più munizioni delle sue controparti della Nato. Ma l'alleanza occidentale sta cercando di colmare drasticamente il divario nel 2025.
La Commissione europea ha fissato l'obiettivo di aumentare la produzione di munizioni a due milioni di proiettili all'anno nel 2025, mentre gli Stati Uniti stanno cercando di raggiungere un nuovo obiettivo di 100mila proiettili al mese entro ottobre.
Anche altri alleati, tra cui Norvegia, Regno Unito e Canada, stanno cercando di potenziare le catene di approvvigionamento.
Sebbene il raggiungimento di questi obiettivi consentirebbe alla Nato di colmare in modo significativo il divario con la Russia, in passato gli alleati occidentali hanno faticato a mantenere le loro promesse.
L'Unione europea ha mancato l'obiettivo di fornire all'Ucraina un milione di proiettili d'artiglieria entro marzo dello scorso anno, spingendo la Repubblica Ceca a guidare una raccolta fondi internazionale - che ha ottenuto la partecipazione di 16 Paesi - per procurare più munizioni a Kiev.
Da allora, l'iniziativa ceca ha consegnato all'Ucraina 1,6 milioni di proiettili. Il ministero degli Esteri ceco ha dichiarato a maggio che sono stati assicurati i finanziamenti per mantenere il programma fino al 2026, ma che il suo futuro dipende dalle elezioni parlamentari previste per ottobre.
Il ritardo occidentale sta mettendo in pericolo la resistenza dell'Ucraina
Non è inoltre chiaro quanto di queste scorte occidentali sarà inviato all'Ucraina nel 2025. Il governo di Kiev ha già dichiarato di aver bisogno di circa 200mila munizioni al mese per poter resistere agli assalti russi in prima linea.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha recentemente dichiarato che l'Ucraina spera di ricevere quest'anno circa tre milioni di proiettili d'artiglieria dai suoi alleati, di cui 1,8 milioni dal programma guidato dalla Repubblica Ceca.
Ma l'Occidente, in particolare l'Europa, sta ancora lottando per far ripartire la propria industria delle munizioni. Gli esplosivi, il nucleo essenziale dei proiettili, scarseggiano e solo una fabbrica in Polonia produce attualmente trinitrotoluene o Tnt.
Anche gli obiettivi occidentali sono ancora molto lontani da quelli russi, nonostante l'economia russa sia quasi 25 volte più piccola della somma delle economie della Nato.