La Russia respinge le offerte di mediazione con l'Ucraina da parte di Papa Leone XIV. Mosca non si fida del Vaticano anche perché lo percepisce come storicamente prossimo agli interessi occidentali
La Russia gela l’ottimismo della volontà pacificatrice nel conflitto ucraino di Papa Leone XIV. Secondo l’agenzia russa Tass, il ministro degli esteri, Sergey Lavrov, ha dichiarato questo venerdì: “è irrealistico lo scenario dei colloqui di pace in Vaticano”.
Il capo della diplomazia di Mosca ha poi aggiunto: “non sarebbe elegante che Paesi Ortodossi come l’Ucraina e la Russia trattino in una sede cattolica delle questioni relative all’eliminazione delle cause fondamentali del conflitto”.
Secondo Lavrov una delle “cause fondamentali” del conflitto è “il percorso di distruzione della Chiesa Ortodossa ucraina” da parte delle autorità di Kiev.
La questione della legittimità del patriarcato di Kiev
Il portavoce del Cremlino ha fatto riferimento ai provvedimenti adottati l’estate scorsa dell’Ucraina di messa al bando della Chiesa Ortodossa Ucraina sotto il Patriarcato di Mosca, promuovendo la più recente Chiesa Ortodossa Ucraina con un Patriarcato a Kiev, come fede ortodossa nazionale.
Per la Russia, il patriarca di Mosca Kirill è l’unica autorità verticistica con validità teologica per gli ortodossi ucraini e russi.
La questione della legittimità del Patriarcato di Kiev è una questione che divide tutta l'Ortodossia, no solo quella slavo-orientale.
L’identificazione religiosa di Ucraina e Russa è uno degli elementi essenziali della dottrina alla base del revisionismo geopolitico putiniano del Russky Mir, il Mondo Russo.
Guerra di religione e conflitto ucraino
Stando alle dichiarazioni dei rispettivi presidenti, Trump e Zelensky, Usa e Ucraina avevano da subito apprezzato gli sforzi vaticani per la pace, soprattutto dopo il loro riavvicinamento facilitato dalle strutture diplomatiche della Santa Sede nella Basilica di San Pietro.
C’erano al contrario molti dubbi, sia in Vaticano che nelle cancellerie occidentali, sulle reali intenzioni della Russia a raggiungere un cessate il fuoco.
Il Vescovo emerito Greco-Cattolico (ucraino) Hlib Lonchyna è da sempre scettico per quanto riguarda le reali finalità del Cremlino di fronte a una prospettiva di pacificazione.
“Leone XIV non ha nessuna influenza sulla parte russa. Loro non riconoscono per niente la nostra Chiesa, anzi la vogliono distruggere. Come nei territori occupati, dove abbattono le chiese Greco-Cattoliche”, ha dichiarato Lonchyna.
I Greco-Cattolici fanno parte delle Chiese cattoliche di rito orientale. Sono presenti nei Paesi di tradizione ortodossa e nel Vicino Oriente. Riconoscono l’autorità papale, ma hanno salvaguardato il rito bizantino.
Dopo la Seconda guerra mondiale la confessione Greco-Cattolica Ucraina venne sciolta dall’Urss di Stalin e spogliata dei suoi beni mobili e immobili che furono ceduti alla Chiesa Ortodossa Ucraina sotto il Patriarcato di Mosca, autorità ecclesiastiche considerate da gran parte della storiografia un tempo vicine al potere sovietico, e oggi affini alla verticale del potere della Federazione russa.
Papa Leone intendeva avviare il pontificato con una prova del fuoco per la Chiesa Cattolica come la mediazione ai più alti livelli politici nel conflitto russo-ucraino.
Dopo gli slanci iniziali il nuovo Papa dovrà percorrere il tortuoso cammino del realismo politico di una “guerra mondiale combattuta a pezzi” come disse il suo predecessore Francesco, che era percepito da molti settori occidentali di eccessiva accondiscendenza con Mosca, soprattutto quando criticò “la Nato che abbaia alle porte della Russia”.
La sfiducia di Mosca verso un papa statunitense
Le cancellerie dei Paesi sostenitori dello sforzo bellico avevano accolto con un certo sollievo il riorientamento delle sensibilità vaticane verso le aspettative ucraine. Nella sua prima messa pontificale, il Papa aveva infatti annunciato che “la martoriata Ucraina attende finalmente negoziati per una pace giusta e duratura”.
A questo proposito, il Cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga ha dichiarato in un’intervista al quotidiano Italiano La Stampa che: “realizzare l’operazione diplomatica per ospitare una mediazione (in Vaticano) è molto difficile. Ma con Papa Leone tutto è possible perché ha la fiducia dei leader mondiali”.
Ciononostante, secondo il Cardinale Maradiaga “alla Russia non conviene allontanarsi dalla Santa Sede. Nessuna Nazione, per quanto potente, può permettersi di agire isolata”.
Per Pasquale Ferrara, direttore generale per gli affari politici e per la sicurezza internazionale al ministero degli esteri italiano e docente di Diplomazia e negoziato all'Università Luiss di Roma: “La diffidenza nei confronti di una possibile mediazione vaticana da parte di Mosca era presente già con Papa Francesco ed è presente anche adesso per ragioni legate alla (storica) freddezza tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa Cattolica”.
Nulla di nuovo, le inimicizie e le diffidenze tra Cattolicesimo e Ortodossia risalgono allo Scisma d’Oriente del 1054. E furono all’origine di innumerevoli guerre e colpi bassi reciproci tra i due rami della cristianità.
Gli ortodossi non riconoscono l’autorità del Vescovo di Roma (il Papa) come successore di San Pietro. Per quanto la pacificazione sia legata a contingenze politiche terrene, la religione ha recuperato in questi ultimi decenni una certa rilevanza politica.
Ruolo persuasivo del mediatore e buona volontà delle parti
La pace di Papa Leone, un pontefice statunitense, agli occhi di Mosca rimane un prodotto della più antica delle istituzioni occidentali, la Chiesa Cattolica, quindi un’offerta di parte.
“Io non credo che Putin consideri che la mediazione vaticana possa avere la necessaria terzietà” ha detto Ferrara, che ha aggiunto “comunque quello che conta nelle mediazioni non è tanto la terzietà ma l'equità”.
Ma l’accettazione di un’offerta di mediazione dipende anche dalla reale volontà delle parti di cessare i combattimenti più che dalla fede religiosa del potenziale mediatore.
“Da parte russa, finora non abbiamo avuto molti segnali, non c'è stata la tregua auspicata, mancano alcuni elementi importanti che possono far dedurre che ci sia una reale volontà di di iniziare un negoziato” ha dichiarato Ferrara.
Tentativi di pacificazioni vaticane nella storia del XX secolo
Non bisogna dimenticare che la Comunità di Sant’Egidio, un’organizzazione cattolica laica, vicino alla segreteria di stato (il ministero degli esteri vaticano) mediò negli anni '90 con un certo successo la guerra civile algerina, dove le parti erano entrambe musulmane.
I papi hanno spesso avuto la tentazione di passare alla storia come risolutori di grandi conflitti. Nel XX secolo, Benedetto XV cercò con scarso successo di fermare la Prima guerra mondiale, definendola “inutile strage”, mentre il suo successore Pio XI, invitò i cattolici a non scatenare la Seconda Guerra Mondiale, attaccando i totalitarismi dell'epoca: fascismo, nazional-socialismo e bolscevismo. Entrambi gli sforzi fallirono.
Viene spesso citata una frase che Stalin avrebbe pronunciato alla Conferenza di Jalta: “Quante divisioni ha il papa?” rispondendo al presidente Usa, Franklin Delano Roosvelt, e al premier britannico Winston Churchill che lo invitavano a tener conto dell’autorità di Papa Pio XII, prima di inghiottire l'Europa centrale e orientale.
Era chiaro che per il realista e materialista Stalin quello che contava era la forza delle armi e dell’economia. Nel 1953, alla morte del leader sovietico, Pio XII avrebbe preso la rivincita, dicendo “adesso Stalin si accorgerà del numero delle nostre divisioni”.
Senza bisogno di scomodare l’eventuale giudizio finale del Padre Eterno, la rivincita della Chiesa Cattolica arrivò quarantaquattro anni dopo Jalta con il polacco Papa Giovanni Paolo II che accelerò il processo storico di liquidazione dei regimi comunisti, ha ricordato Pasquale Ferrara.
“Io starei molto attento ad avere atteggiamenti scettici nei confronti delle potenzialità del Vaticano e di altre religioni nella costruzione di un nuovo ordine internazionale”.
Tuttavia la Chiesa, secondo la sua stessa dottrina, non può abbandonare i tentativi di persuasione anche ai più alti livelli diplomatici e politici: “Anche nelle ore più buie, il ruolo del cattolicesimo è di seminare la buona parola. E quando verrà il raccolto ? Questo dipenderà da Dio, e dalla volontà degli uomini” ha concluso Lonchyna.