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L'Ue approva nuove sanzioni alla Russia e ne minaccia altre se Putin rifiuta il cessate il fuoco

L'UE ha minacciato ulteriori sanzioni se la Russia non accetta un cessate il fuoco di 30 giorni.
L'UE ha minacciato ulteriori sanzioni se la Russia non accetta un cessate il fuoco di 30 giorni. Diritti d'autore  Alexander Kazakov/Sputnik
Diritti d'autore Alexander Kazakov/Sputnik
Di Jorge Liboreiro
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Il nuovo pacchetto di sanzioni dell'Ue arriva prima dell'auspicato round di negoziati tra Ucraina e Russia in Turchia.

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L’Unione europea ha deciso di inasprire ulteriormente la pressione economica contro la Russia, approvando un 17esimo pacchetto di sanzioni mirato principalmente alla cosiddetta “flotta ombra” del Cremlino.

La misura arriva in un contesto di forte tensione diplomatica, con Volodymyr Zelensky che sfida Vladimir Putin ad accettare colloqui di pace diretti in Turchia, un formato sostenuto anche dall’ex presidente statunitense Donald Trump.

La proposta di un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni, avanzata dalla Casa Bianca e sostenuta dalla “Coalizione dei volenterosi”, è stata finora ignorata dal Cremlino. La risposta dell’Ue è stata rapida: un nuovo pacchetto di restrizioni economiche, il diciassettesimo dal febbraio 2022, che potrebbe essere seguito da un ulteriore giro di vite se Mosca continuerà a rifiutare il negoziato.

Sanzioni mirate alla flotta petrolifera “invisibile” della Russia

Nel dettaglio, il nuovo pacchetto sanzionatorio approvato a Bruxelles prende di mira oltre 200 navi appartenenti alla “flotta ombra”, un insieme di imbarcazioni vecchie, non assicurate e impiegate per eludere i divieti occidentali sull’export di greggio russo.

Queste navi operano con tecniche opache, come lo spegnimento dei transponder, la falsificazione dei dati di rotta e il trasferimento multiplo nave-nave per nascondere l’origine del petrolio. Alcune sono sospettate di coinvolgimento in atti di sabotaggio contro infrastrutture energetiche critiche.

Finora, l’Ue ha bandito 153 di queste petroliere, negando loro l’accesso ai porti e ai servizi europei. Con le nuove misure, il numero sale a oltre 350 navi, confermando l’intenzione dell’Europa di colpire una delle principali fonti di finanziamento dell’invasione russa in Ucraina.

Nuove restrizioni su industrie strategiche e beni a doppio uso

Oltre alla stretta sul traffico marittimo, il pacchetto prevede l’inserimento nella lista nera di 75 individui e aziende legati al complesso militare-industriale russo, così come il divieto di esportazione di sostanze chimiche europee che potrebbero essere usate per produrre missili.

Sono anche coinvolte oltre 30 aziende sospettate di fornire alla Russia beni a doppio uso – materiali civili impiegabili a fini militari – in violazione dei divieti internazionali. Queste nuove misure rafforzano il controllo sull’export tecnologico e chimico, ambiti chiave per rallentare l’apparato bellico di Mosca.

Con il 17esimo pacchetto ormai alle porte dell’approvazione formale da parte dei ministri degli Esteri, Bruxelles guarda già avanti. La mancata apertura russa a una tregua di 30 giorni alimenta tra i governi europei la pressione per un’ulteriore escalation delle misure restrittive.

"Vogliamo mantenere la pressione alta, questa guerra deve finire", ha commentato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.

Il nodo ungherese e le alternative al veto

Il presidente francese Emmanuel Macron ha evocato nuovi bersagli sensibili: il sistema finanziario russo, le esportazioni di gas e il petrolio, in coordinamento con Washington. “Il nostro obiettivo è un cessate il fuoco completo – terra, aria e mare – per avviare veri negoziati sui territori e sulle garanzie di sicurezza”, ha affermato Macron.

Nonostante l’Ungheria di Viktor Orbán abbia accettato il pacchetto senza opporsi, restano forti dubbi sulla sua disponibilità a sostenere ulteriori misure più incisive. Budapest ha già ostacolato due volte il rinnovo delle sanzioni nel 2025, obbligando Bruxelles a correre contro il tempo.

Per questo la Commissione europea, attraverso il commissario Valdis Dombrovskis, ha confermato che si stanno esplorando “tutte le opzioni disponibili” per aggirare eventuali veti futuri. L’obiettivo è garantire l’efficacia delle misure e impedire che il sostegno all’Ucraina venga indebolito da divisioni interne.

“Finora – ha sottolineato Dombrovskis – siamo riusciti a concordare molti pacchetti grazie alla procedura di unanimità. Ma ora dobbiamo essere pronti a ogni scenario.”

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