Le persone prive di passaporto di un Paese dell'UE si troveranno presto ad affrontare un nuovo sistema di frontiera digitale che registrerà molte delle loro informazioni personali. Il cosiddetto sistema di ingressi-uscite mira ad aumentare la sicurezza.
La nuova normativa si applicherà ai cittadini di Paesi terzi che si recano nei Paesi dell'UE per vacanza o per lavoro e che soggiornano per un massimo di 90 giorni in un periodo di 180 giorni.
Una delle priorità è quella di rilevare meglio le vittime di reati, in particolare della tratta di esseri umani, e i criminali, compreso chi rappresenta una minaccia terroristica. Infatti la decisione di introdurre questa legislazione è arrivata dopo gli attacchi terroristici in Francia nel 2015 e in Belgio nel 2016.
I leader dell'UE vogliono far fronte anche ai rischi dei visitatori che soggiornano troppo a lungo e che diventano migranti irregolari. Entrambi i temi sono sempre più importanti nel dibattito pubblico e nella definizione delle politiche, ma il percorso di attuazione è stato lungo.
"I problemi erano più che altro di ordine tecnico, perché tutti gli Stati membri dell'UE coinvolti dovevano presentare una dichiarazione di disponibilità. A quanto pare, c’è voluto del tempo per costruire il sistema", spiega Vincenzo Genovese, che si occupa di politiche migratorie e di sicurezza per Euronews.
Il sistema registrerà il nome della persona, il tipo di documento di viaggio e i dati biometrici - impronte digitali e immagini facciali - ma anche tutte le date di ingresso e uscita.
"È di sicuro uno strumento per il controllo dell’immigrazione, perché sappiamo che gran parte, forse addirittura la maggior parte, degli immigrati irregolari nell'Unione europea arriva in modo regolare e poi soggiorna oltre i termini", afferma Vincenzo Genovese.
Tra gli ingressi irregolari ci sono anche i richiedenti asilo e l'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali mette in guardia dai rischi di restrizione dei diritti per chi cerca protezione in un altro Paese.
"Credo che la cosa più importante per un richiedente asilo sia la sicurezza. Se le persone hanno bisogno di protezione, esistono già delle procedure e spetta agli Stati membri seguirle e analizzare ogni caso singolarmente", ha dichiarato a Euronews la relatrice della normativa al Parlamento europeo, Assita Kanko.
Francia, Paesi Bassi e Germania in ritardo
Le principali preoccupazioni per il sistema di ingressi-uscite sono i rischi per la cybersecurity e i malfunzionamenti del sistema, ma Kanko è ottimista, affermando che l'attuazione graduale "consentirà agli Stati membri di procedere secondo i propri tempi e sono previsti anche piani di emergenza".
Francia, Paesi Bassi e Germania sono i tre Stati membri che hanno accumulato i maggiori ritardi, secondo il parlamentare belga del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei.
"Andremo a negoziare con il Consiglio per capire se ci sono ancora delle criticità e come risolverle. La cosa più importante è che daremo ai nostri agenti di polizia la possibilità di analizzare i dati in tempo reale per rintracciare i criminali", ha sottolineato Kanko.
I dati saranno accessibili alle autorità di controllo delle frontiere, alle autorità di polizia di ciascun Paese e all'Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione nell’attività di contrasto (Europol).
Tutti gli Stati membri dell'UE, tranne due, utilizzeranno questo sistema; fanno eccezione Cipro e l'Irlanda, che continueranno a timbrare manualmente i passaporti. Questo vale anche per quattro Paesi associati a Schengen: Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.
La data di inizio sarà stabilita dalla Commissione europea e i negoziatori hanno sottolineato che ottobre è una data fattibile. Da quel momento, gli Stati membri potranno optare per un'attuazione graduale o applicare completamente la normativa fin dal primo giorno.
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Giornalista: Isabel Marques da Silva
Produzione di contenuti: Pilar Montero López
Produzione video: Zacharia Vigneron
Grafica: Loredana Dumitru
Coordinamento editoriale: Ana Lázaro Bosch e Jeremy Fleming-Jones