Mentre il sistema di aiuti umanitari a Gaza è prossimo al collasso, il tribunale dell'Aia ha programmato una settimana di udienze in risposta a una richiesta dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite
La più alta corte delle Nazioni Unite ha iniziato una settimana di udienze sull'obbligo di Israele di "garantire e facilitare" l'assistenza umanitaria ai civili palestinesi nei territori occupati e in particolare a Gaza.
Le udienze rispondono a una risoluzione approvata lo scorso anno dall'Assemblea generale dell'Onu che chiedeva alla Corte Internazionale di Giustizia (Cig) di pronunciarsi sulle responsabilità legali di Israele dopo che il Paese aveva vietato all'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, di operare sul suo territorio.
Le udienze si sono aperte mentre il sistema di aiuti umanitari a Gaza è prossimo al collasso. Il team legale delle Nazioni Unite è stato il primo a rivolgersi alla corte lunedì, seguito dai rappresentanti palestinesi.
La settimana scorsa il Programma alimentare mondiale ha dichiarato che le scorte di cibo a Gaza si sono esaurite, mettendo fine alla principale fonte di sostentamento per centinaia di migliaia di palestinesi.
Israele, che nega di avere deliberatamente preso di mira civili e personale umanitario nell'ambito della sua guerra contro Hamas, ha bloccato l'ingresso di cibo, carburante, medicine e altre forniture dal 2 marzo e ha rinnovato la sua campagna militare il 18 marzo, affermando di voler spingere Hamas a rilasciare altri ostaggi.
Israele non è presente all'Aia
L'ambasciatore palestinese nei Paesi Bassi, Ammar Hijazi, ha dichiarato all'Aia che "Israele sta affamando, uccidendo e sfollando i palestinesi, mentre prende di mira e blocca le organizzazioni umanitarie che cercano di salvare le loro vite", accusandolo di violare il diritto internazionale.
Nessun rappresentante israeliano ha partecipato all'udienza, che il ministro degli Esteri Gideon Saar ha definito parte di una "sistematica persecuzione e delegittimazione" del suo Paese.
"Si sta abusando del sistema legale internazionale e lo si sta politicizzando", ha aggiunto.
Il divieto nei confronti dell'Unrwa, entrato in vigore a gennaio, deriva dalle affermazioni secondo cui l'agenzia sarebbe stata infiltrata da Hamas. Lunedì, Israele ha presentato il suo caso contro l'Unrwa, accusandola di non aver agito prima della guerra nei confronti delle prove che Hamas aveva usato le sue strutture.
Amir Weissbrod, funzionario del ministero degli Esteri, ha dichiarato che l'Unrwa impiegava 1.400 palestinesi con legami con i militanti, aggiungendo che alcuni di questi dipendenti hanno anche preso parte agli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. L'agenzia ha dichiarato di aver licenziato nove dipendenti dopo un'indagine interna delle Nazioni Unite.
In totale, 40 Stati e quattro organizzazioni internazionali parteciperanno al caso della Corte internazionale di giustizia. Gli Stati Uniti, che hanno votato contro la risoluzione Onu, interverranno mercoledì.
La decisione potrebbe incidere sull'appoggio internazionale a Israele
La Corte, probabilmente, impiegherà diversi mesi per decidere. Gli esperti affermano che, anche se la decisione non sarà legalmente vincolante, l'esito potrebbe avere un impatto profondo sulla giurisprudenza internazionale, sugli aiuti internazionali a Israele e sull'opinione pubblica.
Se la sentenza avrà un effetto su Israele è un'altra questione. Il governo israeliano ha a lungo accusato le Nazioni Unite di essere ingiustamente prevenute nei suoi confronti e ha ignorato una sentenza consultiva del 2004 della Corte internazionale di giustizia, che ha giudicato illegale la sua barriera di separazione in Cisgiordania.
Stesso esito anche per la sentenza consultiva dello scorso anno che invitava Israele a fermare le attività di insediamento a Gerusalemme e nella Cisgiordania occupata. La decisione era stata definita dal Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, come frutto di "menzogne".