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Croazia, cresce la preoccupazione tra gli allevatori per la diffusione dell'afta epizootica

Una mandria di mucche viene trasferita dal pascolo alla fattoria.
Una mandria di mucche viene trasferita dal pascolo alla fattoria. Diritti d'autore  AP Photo/Czarek Sokolowski
Diritti d'autore AP Photo/Czarek Sokolowski
Di Abby Chitty Agenzie: Euronews
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Paesi vicini come l'Austria, l'Estonia e la Repubblica Ceca hanno già attuato misure preventive dopo che la malattia è stata individuata in Ungheria e Slovacchia

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Gli agricoltori croati sono sempre più preoccupati per la diffusione dell'afta epizootica in Europa, che si sta avvicinando al Paese.

La Croazia sta attuando tutte le misure necessarie e appropriate per prevenire un'epidemia, ha dichiarato il ministro dell'Agricoltura David Vlajčić, ma gli allevatori temono che la malattia possa comunque infiltrarsi nel loro bestiame.

"Se me lo chiedete, chiuderei completamente le frontiere con i Paesi occidentali. Voglio dire, abbiamo già bloccato le importazioni di vitelli e bovini, di artiodattili e, non so, di prodotti alimentari per il bestiame, ma credo che non si possa lottare contro l'aria e il vento", ha detto Antonio Kerovec, un allevatore della regione della Slavonia.

L'afta epizootica è più pericolosa della peste suina africana e colpisce tutti gli animali ungulati come bovini, ovini, caprini e suini.

"È come la peste suina africana: una volta arrivata, è finita. Ciò significa che il bestiame dovrà essere abbattuto e tutto il resto e chi ci pagherà per quel bestiame, giusto? Chi lo finanzierà, chi ci rimborserà, per così dire?", condivide le preoccupazione un altro allevatore, Andrija Stjepanek.

File di camion alla frontiera ungherese di Raika, tra Ungheria e Slovacchia
File di camion alla frontiera ungherese di Raika, tra Ungheria e Slovacchia Zoltan Mathe/MTI via AP

A fine marzo, la Slovacchia ha dichiarato lo stato di emergenza nel tentativo di eliminare l'afta epizootica in seguito all'individuazione di tre casi distinti in strutture per il bestiame.

Da allora sono stati confermati altri casi, portando a sei il numero di località colpite e un nuovo focolaio della malattia è stato individuato in Ungheria, a circa 15 chilometri dal confine slovacco, vicino a Bratislava.

Attualmente sono in vigore controlli e chiusure di frontiera tra Slovacchia e Ungheria e i Paesi confinanti, Repubblica Ceca e Austria.

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