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Non solo Le Pen: l'uso improprio dei soldi per gli assistenti al Parlamento europeo

Una vista dell'edificio Simone Veil del Parlamento europeo a Strasburgo
Una vista dell'edificio Simone Veil del Parlamento europeo a Strasburgo Diritti d'autore  EBS
Diritti d'autore EBS
Di Vincenzo Genovese
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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L'uso improprio dei fondi destinati a pagare gli assistenti dei deputati è un fenomeno abbastanza diffuso, ma pochi casi hanno dato il via a inchieste giudiziarie

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La politica francese di estrema destra Marine Le Pen e altri otto ex membri del Parlamento europeo appartenenti al suo partito sono stati riconosciuti colpevoli di appropriazione indebita di fondi europei. Ma non erano i soli e l'uso improprio di denaro destinato a pagare gli assistenti degli eurodeputati è piuttosto comune in Parlamento, come hanno riferito a Euronews diverse fonti di che hanno familiarità con i lavori interni del Parlamento.

Come gli eurodeputati dovrebbero pagare i loro assistenti

Ogni deputato ha diritto a una somma mensile destinata al pagamento dei propri assistenti, che ammonta a 30.769 euro nell'attuale legislatura (2024-2029), con un leggero aumento rispetto alla precedente.

Almeno il 40 per cento di questa indennità è destinato agli assistenti accreditati (Apa), quelli che lavorano nei locali del Parlamento a Bruxelles, Lussemburgo o Strasburgo e che sono assunti direttamente dal Parlamento.

Il restante 60 per cento può essere utilizzato per gli "assistenti locali", assunti direttamente dall'eurodeputato o tramite un fornitore di servizi, e che lavorano nella circoscrizione elettorale dell'eurodeputato nel proprio Stato membro. Le spese relative al lavoro degli Apa e degli assistenti locali sono rimborsate solo "per l'assistenza necessaria e direttamente collegata all'esercizio del mandato parlamentare".

Secondo le fonti, questa regola è stata spesso violata in passato e continua a essere violata oggi. Poiché i confini tra ciò che costituisce un lavoro "necessario e direttamente collegato" al ruolo di europarlamentare e ciò che non lo è non sono chiarissimi, gli "assistenti locali" spesso svolgono compiti che non sono strettamente legati all'attività del parlamentare in Parlamento.

"Alcuni eurodeputati assumono politici locali che svolgono attività politica nel loro collegio elettorale", dice una fonte anonima del Parlamento a Euronews. "Poi le loro telefonate e i loro incontri vengono riportati in modo che siano riconducibili, in un modo o nell'altro, al mandato parlamentare del deputato".

A volte questa pratica emerge e negli ultimi anni ha portato a diversi episodi di appropriazione indebita e uso improprio di fondi.

I casi di appropriazione indebita al Parlamento Ue

Il caso di Marine Le Pen ha attirato l'attenzione internazionale, così come quello dell'ex leader dell'Ukip Nigel Farage, che ha assunto un'assistente per lavorare su questioni estranee al Parlamento, o quello dell'ex vicepresidente del parlamento europeo Eva Kaili, accusata di aver speso indebitamente tra i 120mila e i 150mila euro.

Sotto la superficie dei casi celebri, tuttavia, altri eurodeputati sono rimasti invischiati nello stesso modo. Il Parlamento non fornisce statistiche in merito, ma negli ultimi dieci anni si è costituito parte civile nei procedimenti intentati contro gli eurodeputati per nove volte, in casi di frode ai danni degli interessi finanziari dell'Ue.

"Il nostro obiettivo quando ci costituiamo parte civile è sempre quello di partecipare alla salvaguardia dei fondi dei contribuenti europei e del bilancio del Parlamento europeo", ha dichiarato il servizio stampa del Parlamento a Euronews. Ma non tutti gli episodi di uso improprio dei fondi finiscono in tribunale, ha dichiarato un'altra fonte anonima.

In alcuni casi, il Parlamento effettua un controllo amministrativo interno e chiede all'eurodeputato di restituire la somma spesa in modo improprio, emettendo un avviso di recupero. In caso di sospetto di frode, il Parlamento può anche rivolgersi alle autorità europee e nazionali competenti.

In altri casi, è l'Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) che riceve una soffiata e, dopo una fase di pre-screening, decide di indagare (è il caso di Le Pen). Le soffiate possono provenire da chiunque e talvolta arrivano all'Olaf da altri eurodeputati. "Quella su Le Pen arrivò dai suoi avversari politici", rivela la fonte.

Ma sono poche le soffiate che generano un'indagine dell'Olaf e ancora meno quelle che sfociano in una relazione finale: più spesso l'Ufficio antifrode non trova motivi sufficienti per procedere. Quando invece l'Olaf svolge ulteriori indagini, rimette le sue conclusioni al Parlamento, che può decidere come procedere.

Il ruolo della Procura europea nei casi di appropriazione indebita

In caso di reati penali, come la frode, l'Olaf rinvia il caso alla Procura europea (Eppo), che può indagare d'ufficio o coinvolgere un procuratore nazionale. Tuttavia, l'Eppo è attivo solo dal 2021 e i casi precedenti, come quello di Le Pen, sono stati inviati alle magistrature nazionali.

Secondo quanto affermato dal suo ufficio stampa, l'Eppo non fornisce cifre né conferma i casi di cui si occupa, per evitare di mettere a rischio i procedimenti in corso e il loro esito. Tuttavia, la Procura europea ha reso pubblici diversi casi in fase di indagine. Nel 2023, ad esempio, l'Eppo ha sequestrato oltre 170mila euro di beni appartenenti all'italiana Stefania Zambelli, europarlamentare eletta con la Lega.

"Non sappiamo quanti eurodeputati siano coinvolti in questa pratica. Il Parlamento non rende pubbliche queste informazioni, anche se pensiamo che dovrebbe farlo", dichiara a Euronews Nicholas Aiossa, direttore dell'Ong Transparency International Eu.

"A volte i casi vengono scoperti grazie al giornalismo investigativo. Nel corso degli anni, abbiamo anche avuto informatori che si sono rivolti a noi per riferire sistemi di uso improprio dei fondi", dice Aiossa.

Per valutare la diffusione del fenomeno, Aiossa cita un articolo di Follow The Money del 2023, secondo il quale 139 deputati dell'Ue hanno utilizzato in modo improprio il denaro ricevuto per gli assistenti e il Parlamento ha recuperato i fondi in 155 occasioni tra il 2019 e il 2022.

In riferimento a queste cifre, il servizio stampa del Parlamento europeo ha dichiarato a Euronews: "Si tratta per lo più di recuperi tecnici non legati ad atti illeciti. Solo una minoranza di casi riguardava gli assistenti. Gli importi recuperati includono casi minori di potenziale abuso, ma consistono principalmente in adeguamenti tecnici, errori amministrativi e rimborsi volontari".

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