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Consiglio europeo: il piano di Kallas per aiuti militari a Kiev non trova l'appoggio dei leader Ue

Kaja Kallas
Kaja Kallas Diritti d'autore  Copyright 2025 The Associated Press. All rights reserved.
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Nelle dichiarazioni finali del Consiglio europeo sul sostegno all'Ucraina c'è solo un riferimento al piano dell'Alta rappresentate, ma i Paesi Ue non hanno voluto dare il loro sì al piano che prevedeva aiuti militari fino a 40 miliardi di euro

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Bocciato al Consiglio europeo il piano ideato dall'Alta rappresentante Kaja Kallas per raccogliere fino a 40 miliardi di euro di nuovo sostegno militare per l'Ucraina. La reazione dei leader dei governi e degli Stati dell'Ue è stata così tiepida che alcuni diplomatici hanno dichiarato il progetto “morto”.

Le conclusioni del vertice dedicato all'Ucraina, approvate come “estratto” da soli 26 Paesi, dopo il veto dell'Ungheria, hanno fatto solo un riferimento di sfuggita al piano Kallas, senza menzionare alcun obiettivo di cifre finanziarie.

“Il Consiglio europeo ricorda le iniziative volte a rafforzare il sostegno militare dell'Ue all'Ucraina, in particolare quella dell'Alto rappresentante di coordinare un maggiore sostegno da parte degli Stati membri e di altri Stati partecipanti, su base volontaria”, si legge nel testo.

Le conclusioni non includono nemmeno quello che Kallas ha descritto come l'elemento più “realistico” del suo progetto: 5 miliardi di euro per procurare a breve termine 2 milioni di munizioni per Kiev. I proiettili di artiglieria sono più economici e facili da acquistare rispetto alle armi avanzate. “Penso che sia importante avere un risultato tangibile”, aveva detto Kallas giovedì mattina, entrando al vertice e affrontando le domande sul suo progetto.

“Se non siamo in grado di decidere ora per l'intero anno che sta per arrivare, decidiamo a breve termine quali sono i bisogni imminenti che l'Ucraina ha riguardo alle munizioni in questo momento”, aveva poi aggiunto.

Anche Zelensky chiede gli aiuti per 5 miliardi di euro

Il presidente Volodymyr Zelensky, intervenuto in videoconferenza, ha fatto la stessa richiesta ai leader presenti in sala. “Abbiamo bisogno di fondi per i proiettili d'artiglieria e apprezzeremmo molto il sostegno dell'Europa con almeno cinque miliardi di euro il prima possibile”, ha detto.

Ma né Kallas né Zelensky sono riusciti a convincere i leader: l'obiettivo di 2 milioni di proiettili o, in alternativa, di 5 miliardi di euro, non si vede da nessuna parte. Si trova solo un riferimento generico a “munizioni per artiglieria di grosso calibro e missili”.

Interrogato su questa assenza, António Costa, presidente del Consiglio europeo, ha cercato di eludere la domanda sottolineando che gli Stati membri si erano già impegnati a fornire un sostegno supplementare all'Ucraina per 15 miliardi di euro e che nuovi impegni erano attesi nelle prossime settimane come risultato del pacchetto di riarmo della Commissione europea.

“Continuiamo a studiare altri modi per aumentare il nostro sostegno all'Ucraina”, ha detto Costa e ha aggiunto: “Continueremo in modo incrollabile fino alla fine di questa guerra. E dopo la guerra, continueremo a sostenere l'Ucraina con garanzie di pace. E, cosa più importante, nell'integrazione dell'Ucraina nell'Unione Europea”.

Perché la disfatta del piano Kallas non è del tutto sorprendente

Nei giorni precedenti il vertice di giovedì, i diplomatici avevano espresso una serie di preoccupazioni e di domande irrisolte sulla sua proposta di Kallas, che alcuni hanno descritto come ben intenzionata ma messa insieme frettolosamente.

In particolare, Kallas ha proposto che una “parte” dei contributi militari sia fatta “in linea” con il “peso economico” di ciascun Paese, utilizzando il reddito nazionale lordo (Rnl) come indicatore principale per garantire un'equa distribuzione delle donazioni. Questo modello ha incontrato una forte resistenza da parte di grandi Paesi, come la Francia e l'Italia, che dovrebbero offrire contributi consistenti in base alla chiave del Rnl.

Nel frattempo, altri Paesi hanno sollevato dubbi su come si terrebbe conto delle promesse nazionali, come i 15 miliardi di euro citati da Costa, e su quanti Paesi non appartenenti all'Ue, come il Regno Unito e la Norvegia, verrebbero aggiunti all'impegno comune.

I leader dei Paesi Ue hanno anche chiesto risposte su come il piano integri i 18 miliardi di euro che l'Ue fornirà a Kiev come parte di un prestito straordinario sostenuto dai profitti inaspettati dei beni congelati della Russia. Il prestito è menzionato nelle conclusioni.

C'è un ulteriore dubbio sull'efficacia pratica dell'iniziativa se, fin dall'inizio, è stata costruita come uno schema volontario per aggirare il veto dell'Ungheria.

Nonostante la diminuzione delle speranze, alcuni diplomatici sostengono che il piano Kallas possa ancora essere salvato apportando modifiche strategiche, in particolare eliminando l'indicatore del Rnl.

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