Badenoch ha sconfitto il legislatore rivale Robert Jenrick in un voto che ha riguardato 100.000 membri del partito di centro-destra
Il partito Conservatore britannico ha eletto Kemi Badenoch, 44 anni, nuova leader Tory, nel tentativo di riprendersi dalla pesante sconfitta elettorale che ha posto fine a 14 anni di potere.
Badenoch ha sconfitto il legislatore rivale Robert Jenrick in un voto che ha riguardato 130.000 membri del partito di centro-destra. È la prima donna di colore a guidare un importante partito politico britannico.
La sfida vinta contro Jenrick
Secondo le cifre annunciate dal deputato Bob Blackman, presidente del comitato 1922 che gestisce le elezioni interne dei Tories, Badenoch ha ottenuto quasi 54.000 voti contro i 41.388 di Jenrick, su un totale di oltre 130.000 elettori i quali hanno espresso la loro preferenza online o per posta: pari al 72,8% dei circa 170.000 iscritti aventi diritto.
Sia Blackman, sia il presidente del partito, Richard Fueller, hanno ringraziato la base per la partecipazione, i 7 candidati entrati in totale in lizza - e scremati via via negli scrutini preliminari del gruppo parlamentari prima del ballottaggio - nonché il leader uscente ed ex premier Rishi Sunak.
Al posto di Sunak
Badenoch sostituisce l'ex primo ministro Rishi Sunak, che a luglio ha portato i conservatori al peggior risultato elettorale dal 1832. I Conservatori hanno perso più di 200 seggi, scendendo a 121.
Il compito arduo del nuovo leader è quello di cercare di ripristinare la reputazione del partito dopo anni di divisioni, scandali e tumulti economici, di combattere le politiche del primo ministro laburista Keir Starmer su questioni chiave come l'economia e l'immigrazione e di riportare i conservatori al potere alle prossime elezioni, previste per il 2029.
In un tweet Starmer si è congratulato con Badenoch affermando che questo - con la prima donna nera leader di un partito a Westminster - è un momento di orgoglio per la Gran Bretagna.
La Badenoch ha già affrontato critiche per alcuni commenti caustici, in relazione al fatto che, a suo avviso, “non tutte le culture sono ugualmente valide” e per aver suggerito che l'indennità di maternità è eccessiva.