Dopo un'attesa di 10 anni, i giudici della Corte danno ragione all'ex calciatore francese di Real Madrid e Paris Saint-Germain. La sentenza potrebbe rivoluzionare l'economia e le dinamiche del mercato calcistico
La Corte di giustizia europea ha affermato venerdì che alcune regole della Fifa sui trasferimenti dei giocatori sono contrarie al diritto dell'Unione Europea.
La loro incompatibilità è legata ai regolamenti comunitari in materia di concorrenza e libertà di circolazione. È una sentenza che probabilmente porterà a uno scossone dei regolamenti del mercato calcistico, cambiando l'economia che circonda questo sport.
La vicenda Lassana Diarra
La sentenza segue la vicenda che ha coinvolto l'ex centrocampista francese Lassana Diarra. L'ex giocatore della nazionale transalpina e di Real Madrid e Paris Saint-Germain aveva contestato le regole della Fifa che, secondo lui, nel 2014 gli avevano impedito di trovare un nuovo club dopo la rescissione del suo contratto con la Lokomotiv Mosca.
Le regole della Fifa stabiliscono che se un giocatore rescinde il suo contratto senza “giusta causa”, il calciatore stesso e qualsiasi club che voglia ingaggiarlo sono congiuntamente responsabili del pagamento di un indennizzo al club precedente.
Diarra aveva firmato un contratto quadriennale con la Lokomotiv Mosca nel 2013 e lo aveva rescisso l'anno successivo dopo che il giocatore si era detto insoddisfatto per i presunti tagli agli stipendi.
“Queste regole ostacolano la libera circolazione dei giocatori e la concorrenza tra i club”, ha dichiarato il tribunale, “Le norme in questione sono tali da ostacolare la libera circolazione dei calciatori professionisti che desiderano sviluppare la propria attività andando a lavorare per un nuovo club”.
Secondo il tribunale poi, le norme attuali “impongono notevoli rischi legali, rischi finanziari imprevedibili e potenzialmente molto elevati, nonché rischi sportivi importanti, per i giocatori e le società che desiderano impiegarli che, nel loro insieme, sono tali da impedire i trasferimenti internazionali di tali giocatori”.
"Una vittoria totale", ha commentato Jean Louis Dupont, avvocato di Diarra. "In un certo senso", aveva detto prima della pubblicazione della sentenza, "si tratta di un caso Bosman 2.0", in grado di "porre fine" all'attuale sistema di trasferimenti. Il legale belga era stato infatti già protagonista della sentenza Bosman, che nel 1995 pose fine a qualsiasi tetto all'ingaggio di calciatori comunitari da parte di club dell'Unione europea.
La posizione della Fifa
La Lokomotiv Mosca si era rivolta alla Camera di risoluzione delle controversie della Fifa per ottenere un risarcimento, mentre il giocatore aveva presentato una domanda per ottenere un indennizzo per gli stipendi non pagati.
Il Tribunale arbitrale dello sport (Tas) aveva stabilito che Diarra aveva rescisso il contratto senza "giusta causa" ed era stato condannato a pagare 10,5 milioni di euro.
Il giocatore aveva anche sostenuto che un potenziale accordo con il club belga Charleroi era saltato a causa della decisione del Tas.
Diarra aveva citato la Fifa e la federazione belga presso un tribunale belga per danni e mancati guadagni pari a sei milioni di euro. Poiché la causa è ancora in corso presso i tribunali del Paese, il caso era stato deferito alla Corte di giustizia europea.
Il caso Diarra, sostenuto dal sindacato mondiale dei calciatori Fifpro, è passato al vaglio degli organi giudiziari della Fifa prima dell'elezione nel 2016 del presidente Gianni Infantino, che ha posto come priorità la modernizzazione delle regole del mercato dei trasferimenti.
La decisione della Corte di giustizia europea
Sebbene la Corte abbia ammesso che i regolamenti della Fifa sui trasferimenti possono contribuire a mantenere una forma di stabilità all'interno delle squadre professionistiche e a garantire la regolarità delle competizioni, ha insistito che nel caso Diarra “le regole in questione sembrano tuttavia, con riserva di verifica (da parte del tribunale belga) sotto diversi aspetti, andare oltre quanto necessario per perseguire tale obiettivo”.
“La Corte ricorda che la possibilità di competere reclutando giocatori formati svolge un ruolo essenziale nel settore del calcio professionistico e che le norme che pongono una restrizione generale a tale forma di concorrenza, fissando in modo immutabile la distribuzione dei lavoratori tra i datori di lavoro e occultando i mercati, sono simili a un accordo di non licenziamento”, ha dichiarato.
Con questa decisione, la Corte ha riconosciuto che qualsiasi giocatore può lasciare una squadra senza dover obbligatoriamente rispettare la durata del contratto e senza dover risarcire in alcune modo la società.